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Storie di varia umanità a Dublino.
Sono quindici racconti, scritti tra il 1904 e il 1907 e pubblicati nel 1914: sembrano elaborati nell’Ottocento, e ricordano Cechov, un autore che del resto Joyce non conosceva, ma più ancora Maupassant e Flaubert. Sono episodi di vita quotidiana, talora banali, schizzi di situazioni che càpitano tutti i giorni e che coinvolgono gente comune, che conduce una vita normale, con i consueti alti e bassi e con episodi che per lo più restano confinati nell’ambito della routine familiare. Protagonisti sono i “Dubliners”, gli abitanti della città, una città che è lo sfondo delle narrazioni e che diventa la vera protagonista dell’opera : una città apparentemente piatta, senza grandi ambizioni, abitata da personaggi che fanno della “meschinità” degli accadimenti di tutti i giorni una sorta di bandiera per sentirsi vivi, per comunicare tra loro e sottolineare la loro appartenenza ad un corpo vivo e multiforme. Ed ecco scorrere le vicende di due sorelle e di un prete morto dopo la rottura di un calice, l’incontro di due ragazzi con un vecchio e ciarliero barbone, la sorte di un originale bazar, l’Arabia, la nostalgia di Eveline che sogna di fuggire a Buenos Ayres ma che resta imprigionata nel suo sogno, “ il volto esangue come quello di un animale scuoiato”, due amici che millantano conquiste femminili …. E poi ancora i tentativi di una madre per sistemare la figlia, i rimpianti di un piccolo uomo dopo una visita a Londra, le vicende di un umile impiegato, la storia di Maria, destinata al convento, il caso penoso di un uomo incapace di comunicare e destinato alla solitudine … Ma è l’ultimo racconto (“ I morti”) che ci fa capire la grandezza di Joyce. E’ una lunga storia, condita da dialoghi frizzanti e battute ironiche, che descrive nei particolari una riunione conviviale, con tanto di intrattenimento musicale, alla quale partecipano personaggi di varia estrazione sociale, ognuno con la sua storia ed i suoi problemi. La festa finisce, una coppia ritorna a casa e l’atmosfera cambia radicalmente: si capisce che Gabriel ama Gretta, ma lei si perde nei suoi ricordi, rievocando un giovane di cui era innamorata e che una morte crudele le ha portato via. Un’aura nostalgica e malinconica sospinge l’uno verso l’altra, ed entrambi, in silenzio, dalla finestra, guardano il cadere fitto della neve, che tutto ricopre e avvolge nell’oblio … Il titolo del racconto contrasta nettamente con l’atmosfera festaiola di quasi tutta la lunga narrazione, e sottolinea, anticipandolo quello che sarà poi lo schema delle opere più mature dell’autore, cioè la vita dell’uomo e dell’intera umanità. Per entrare nel mondo di James Joyce , consiglio di leggere “Gente di Dublino”, prima di affrontare le opere della maturità ( “Ulisse”, “Dedalus” fino al travolgente “Finnegans Wake”).