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La leggenda del santo bevitore
 
La leggenda del santo bevitore 2017-03-02 07:19:44 68
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68 Opinione inserita da 68    02 Marzo, 2017
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Dignità umana e percorso salvifico

Attorno alla restituzione di un credito si costruisce l' intera vicenda con il protagonista, il clochard Andreas Kartak, impegnato nell' ottemperare quel desiderio al fine di conservare dignità ed onore umano.
E' un credito piovuto dal cielo, d' improvviso, immotivato e caritatevole, assegnatogli da un individuo sconosciuto, apparso dal nulla, ed ha un che di salvifico, misterioso e miracoloso.
E' l' inizio del recupero di una dignità persa nella profondità della notte e nelle viscere della terra , lui che non era un semplice bevitore, ma un ubriacone, in un tempo che era stato di invisibilità e dimenticanza, in primis di se'.
La sua restituzione, ma invero in tutto il racconto i crediti saranno quattro, diverrà fine supremo, indirizzando la sua vita altrove ma con funesti presagi e ritorni laddove si era perduta.
Il recupero della memoria, del senso del tempo, l' uscita dall' invisibilità , lo sguardo gettato alla propria figura irriconoscibile di fronte allo specchio, il ricordo del proprio cognome, del lavoro di un tempo, la distinzione dei giorni, non più uguali l' uno con l' altro, il senso ed il valore del denaro. Era come se lui riscoprisse se stesso, dopo lunghi anni.
Il ricevimento del denaro porterà ad una faticosa rinascita, cogliendo nuove opportunità e riaffacciandosi alla realtà .
Certo, i fantasmi di un passato lontano ed ancora radicato riemergeranno, volti di amici, conoscenti, amori perduti, un viaggio tra le innumerevoli maschere dell' esistenza, alcuni disinteressati, altri pronti ad aiutarlo, ad ingannarlo o semplicemente indifferenti, cambiati, erosi dal tempo.
Ogni volta difficoltà ed imprevisti di fatto inficeranno lo scopo primario, talvolta un senso di disperazione e bramosia della durata di pochi secondi lo assalirà rigettandolo nel tunnel della disperazione, e quando sembra essere giunto l' agognato momento, sarà troppo tardi.
I crediti simboleggiano le possibilità concesseci dalla vita, a noi coglierle e farle fruttare. Non sono infiniti, come ad un certo punto si potrebbe pensare, ne' assurgono a norma, anche se ripetuti, non sono frutto del caso ne hanno alcunché di miracoloso.
In fondo, l' uomo, per propria natura, è ondivago, si abitua all' agiatezza e prova rancore per un destino infausto pur se casuale, cambia indirizzo in un lampo, sospinto dalla propria finitezza, dalla disperazione, o dalla semplice precarietà, ed Andreas è un semplice uomo, la restituzione del credito rimane il fine più grande ( il mantenimento della moralità e dignità personale ), il destino ( o meglio la vita ) è sempre lì, in agguato, a ricordarcelo.
Ed allora, quando il fine ultimo può condurre allo scopo primario, in una immaginifica percezione del reale, si giustifica il senso del vivere e la serenità di una fine, addolcita dalla propria benevolenza. ..." Conceda Dio a tutti noi, a noi bevitori, una morte così' lieve è bella !..."
In "La leggenda del Santo bevitore ", novella uscita postuma ( 1939 ) c' è un ultimo Roth, all' epilogo di una vita ormai all' esilio, immalinconito da alcool, solitudine ed abbandono.
Un amico dello scrittore, che lo ha incontrato negli ultimi giorni prima della sua improvvisa scomparsa, ci racconta di un uomo a cui voleva bene e del quale ascoltava, divertito e commosso, la saggezza del giorno ( quando era sobrio ) e la follia di mezzanotte ( quando ubriaco ), perché anche la sua follia aveva il sapore della poesia.
Il giorno di quello che sarebbe stato il loro ultimo incontro, in un caffè, alla una e trenta del mattino, ricorda che Roth, con la sua incantevole ed inappuntabile cortesia, dopo avere parlato a lui di questa novella, che aveva appena finito di scrivere, definendola graziosa con una storia piacevole, ( con riferimenti a Tolstoi ) lo accompagna all' uscita del caffè, la figura un po' curva e barcollante, con un sorriso colmo di malinconica intelligenza, gli occhi azzurri stanchi ed annebbiati, i piccoli baffi biondi e le belle mani, la voce già rauca, un uomo a cui voleva bene, lo scrittore che amava, che appariva incrollabile, affettuosamente abituale, nonostante tutte le tracce del dolore, e gli sorrideva con una tenerezza affettuosa, come la stessa buona, dolce , cara vita....

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Commenti

7 risultati - visualizzati 1 - 7
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Bella recensione!
Un libro a cui il termine "delizioso" si addice particolarmente.
Matelda
02 Marzo, 2017
Ultimo aggiornamento:
02 Marzo, 2017
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Recensione eccellente; però, personalmente, ritengo "La leggenda del santo bevitore" nettamente inferiore ad altri testi del grande narratore austriaco.
Mi unisco ai commenti precedenti per gli apprezzamenti e a quello di Matelda in particolare per suggerirti la lettura di Giobbe, bellissimo romanzo, probabilmente il mio preferito del grande Roth.
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Matelda
03 Marzo, 2017
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Grazie della preziosa segnalazione!
In risposta ad un precedente commento
68
04 Marzo, 2017
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Concordo pienamente sulla delizia del testo Grazie Emilio
In risposta ad un precedente commento
68
04 Marzo, 2017
Ultimo aggiornamento:
04 Marzo, 2017
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Grazie Matelda, tuttavia credo che la chiave di lettura della novella sia nel decodificarne il valore simbolico, che non possa essere messa in alcun modo sullo stesso piano del Roth romanziere per complessità e completezza anche se non posseggo ancora una visione completa dell' autore.
In risposta ad un precedente commento
68
04 Marzo, 2017
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Grazie Laura, sto leggendo Roth lentamente è più avanti potrò esprimere un giudizio obiettivo e completo sull' autore, che per il momento mi ha molto impressionato, anche in questa breve novella.
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