Dettagli Recensione
Uomini complessi
In assoluto il mio libro preferito di Hesse e uno dei miei libri preferiti in generale, Demian racconta la vita giovanile di un uomo complicato, profondo e tremendamente tormentato che è l'autore stesso. Romanzo autobiografico, scritto durante la prima guerra mondiale fu il frutto di una profonda crisi interiore che porterà Hesse ad un cruciale punto di svolta nella sua visione dell'uomo.
Narrato in prima persona con lo pseudomino di Emil Sinclair, Herman hesse racconta la sua travagliata vita adolescenziale, spaccata in due mondi diversi, la luce il buio, la vita la morte, il bene e il male. Da un lato l'ambiente famigliare, così sicuro e luminoso, protetto dai genitori e da una profonda credenza religiosa (il tema di Dio sarà sempre presente nel romanzo ma sotto un ottica diversa) dall'altro il mondo esterno, il male l'oscurità, un mondo rappresentato prima da un compagno di scuola, Franz Kromer, un bullo aguzzino che tormenterà l'infazia del piccolo Sinclair che lo porterà ad assumere un carattere ancora più introverso e chiuso.
Damian rappresenta la guida spirituale del giovano, una sorta di "Virgilio dantesco", che lo porterà a scoprire un lato misterioso della vita, un lato dove bene e male possono fondersi e diventare una cosa sola, I dogmi della bibbia vengono stravolti e Dio da essere perfetto e immutabile diventa improvvisamente un Dio "Abraxas", ovvero un Dio dualistico, dove bene e male compongono la sua totalità, lontano quindi dal Dio cristiano che la gente predica come il Dio buono e perfetto.
"L'uccello vola alto in direzione della divinità... Dio si chiama Abraxas" queste sono le parole che Demian lascia al giovane Sinclair, un principio creativo che unisce divino e diabolico.
Altra tematica a me particolarmente cara è la ricerca di se stessi. lascio a voi interpretare questi versi presi dal libro oltre il quale non mi dilungherò oltre:
"La vocazione autentica di ognuno consisteva soltanto di arrivare a se stessi, Poteva finire poeta o pazzo, profeta o delinquente, non era affar suo, anzi era in realtà irrilevante. Affar suo era trovare il proprio destino e non uno uno qualsiasi, vivendo fino in fondo se stesso in modo intenso e fiero. Tutto il resto era un fermarsi a metà, un tentativo di fuga, era un ritorno nell'ideale della massa, significava adattarsi e avere paura della propria interiorità".
Un romanzo complesso, da leggere più volte per capirne tutte le sfaccettature, personalmente sono alla quinta e non smetto mai di emozionarmi.
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