Dettagli Recensione
Un richiamo selvaggio e antico
"Il richiamo della foresta" è stato uno dei primi libri che ho letto da bambino. Una di quelle tante storie che apprezzi ma poi diventano sfocate, perché il tempo passa e molti ricordi si appannano. Eppure ho sempre tenuto questo libro tacitamente nel cuore, associato a bei ricordi che mi generano piacevoli sensazioni. Dunque meritava una rilettura un po' più matura, e vi posso assicurare che gli è assolutamente dovuta.
London è in grado di suscitare emozioni e di far riflettere pur raccontando la semplice storia di un cane che, dalle comodità di una famiglia benestante, si ritrova catapultato nelle terre selvagge che sono state dei suoi antenati.
Incrocio tra un San Bernardo e un cane da pastore scozzese, Buck vive in una grande casa nelle terre del Sud, circondato da comodità e agi. Quando la corsa all'oro nel Klondike diventa una febbre irrefrenabile, il giardiniere di quella casa rapisce Buck per venderlo a degli uomini che hanno urgente bisogno di cani da slitta robusti. Buck, per niente abituato alla vita dura e alla fatica, si troverà spaesato, immerso in un mondo selvaggio e difficile che non ha mai conosciuto. Eppure, gradualmente, lo spirito combattivo dei suoi antenati si ridesterà in lui, permettendogli di sopravvivere e primeggiare. Il mondo selvaggio si farà spazio nel suo cuore, richiamandolo a sé e rivendicando di diritto il suo possesso. Buck diventerà uno dei cani più ambiti e ammirati delle terre del Nord: uomini ammazzerebbero per averlo, eppure il richiamo della foresta si fa sempre più forte e cupamente seducente. Rimane solo una barriera a separare Buck dalle sue origini sepolte: l'amore. L'amore per un uomo che gli ha salvato la vita, l'ultimo legame con quel mondo che non gli appartiene ma che in fondo lo ha accolto, temprato con colpi di bastone e carezze.
Comunque, per quanto questo legame possa infine spezzarsi non lo farà mai del tutto, e una volta ceduto al richiamo della foresta rimarrà l'eco dei ricordi e dell'amore a ricordare a Buck che si è per sempre lasciato un pezzo di cuore alle spalle.
"Quando nelle gelide notti silenziose egli puntava il naso una stella, e lanciava lunghi ululati da lupo, erano i suoi antenati, ora divenuti polvere, che puntavano il naso verso quella stella e ululavano attraverso i secoli fino all lui. E le sue cadenze erano le loro, cadenze che esprimevano il loro dolore, e ciò che per loro significavano la quiete, il freddo e il buio. "
Indicazioni utili
Il libro della Giungla