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Idealismo e caduta delle illusioni
Bellissimo il modo di raccontare di Galdos, un narratore realista e un tantino cinico che guarda il mondo, le passioni, l'amore romantico con divertito e ironico disincanto. La storia gli dà ragione: un vecchio libertino, Don Lope, vicino ai sessanta anche se meravigliosamente portati, prende in casa la figlia di un amico con il quale si è comportato da grande gentiluomo. La cavalleria e la generosità di don Lope però hanno dei limiti e don Lope davanti a una bella donna è solito deporre ogni scrupolo morale. La ragazzina, Tristana, diventa l'amante del vecchio che è per lei padre, amante e padrone. La mia schiava, la chiama lui. Questo dice tutto sulla condizione della poverina. La ragazza si innamora perdutamente di un pittore. L'amore risveglia in lei il genio e il desiderio di dipingere. L'arte è per la ragazza soprattutto un modo di comunicare e di avvicinarsi all'amato. Immagina di avere trovato con lui quella profonda comunione di anime che quasi potrebbe escludere il corpo. Vuole dunque parlare la sua lingua da sua pari in modo di spingere la reciproca intesa su un piano altamente spirituale. Infatti è di quel tipo d'intesa che sente la profonda mancanza dato il rapporto con don Lope. Dopo un periodo di separazione, Tristana si ammala e il suo fisico subisce delle trasformazioni. Arriva la prova del nove per la relazione spirituale e per Horatio. L'amore ideale vacilla e così con il tramonto dell'amore anche la passione di Tristana per la pittura non ha più motivo di esistere. La ragazza si appassiona per un periodo alla musica ma anche lì, dimostra uno straordinario talento eppure le manca il motivo di usare quel linguaggio. Non desidera più comunicare con alcun essere umano. Tristana ha per sua fortuna uno splendido carattere, forza e spirito di adattamento e riesce a sopravvivere alla sventura senza mostrarsi abbattuta. Alla fine la vita le concederà piccole gioie dopo averle negato le grandi. Rinuncerà alle grandi ambizioni, alla presunzione, alle aspettative che poteva riporre su altri esseri umani. Rinuncerà all'idolo rappresentato dal pittore Horatio e all'amore romantico. Le resta come al vecchio don Lope la soddisfazione per l'albero che cresce, per le galline, per i pulcini e per l'uovo che trova la mattina nel pollaio e il gusto di una torta fatta in casa. Ultima ambizione a essere deposta sarà la sua aspirazione a una onorata libertà. E questo è un po' triste. Alla fine il vecchio don Lope, grande donnaiolo e conoscitore del mondo, avrà ragione su tutto compresa la natura di Horatio e di quell'amore molto più fisico di quanto la povera ingenua credesse. Il vecchio don Lope si dimostra più tenero dell'uomo ideale e disposto per l'amata al sacrificio. Cosa resta alla povera ragazza se la persona più buona con lei è anche il suo carceriere? Solo Dio è all'altezza dello sfrenato idealismo di Tristana: nessun uomo può amare come intende lei l'amore. Tra l'altro anche se lei non si fosse ammalata la storia avrebbe avuto un andamento analogo perchè la grande passione di Horatio non sono le donne ma l'arte. La malattia di Tristana è altamente simbolica della condizione della ragazza e della donna. Il finale è tenero, realista ma anche malinconico perchè il lettore ha sempre presente il più grande desiderio di Tristana: cioè di non essere più schiava.
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