Dettagli Recensione
L'infelicità e Cristo
Sotto un certo rispetto io so certamente che il
giorno che verrò liberato, passerò da un carcere ad un
altro e vi son momenti in cui il mondo intiero non mi
sembra più vasto della mia cella e non mi pare meno
colmo di terrore. Tuttavia in origine Dio creò un mondo
per ogni singolo uomo, ed è in questo mondo intimo a
noi che dobbiamo cercare di vivere.
Oscar Wilde dal carcere, dimenticato dal suo pubblico, deriso da molti e abbandonato dall'amante (a causa del quale è finito in carcere) e da molti amici, scrive alcune pagine molto intime e profonde di riflessione sulla sofferenza e sulla figura di Cristo. Superata la tristezza, la malinconia, la disperazione, la rabbia, l'odio si ritrova in una situazione che vede stranamente fertile di contatto con la vita vera. Si rende conto di avere avuto finora un rapporto superficiale con il mondo, nel senso di essersi fermato e limitato alla superficie delle cose che era quella che un tempo l'attirava come esteta e come artista.
Ora ribalta non solo il suo modo di percepire la vita ma anche la religione, la società e l'arte.La sofferenza gli dà modo di guardare in profondità dentro di sè e dentro la vita e di sentire il contatto con una esistenza più vera. Da qui riflette anche sulla verità nell'arte e sulla figura di Cristo come artista: l'arte richiede infatti immaginazione e l'immaginazione è un atto d'amore. La sofferenza lo lega alla verità. Verità della sua condizione, della vita e verità anche nell'arte.
La verità in arte è l'esteriore come diretta emanazione dell'interiore, dice nella prima parte di riflessioni.
In un certo senso il dolore e la sofferenza sono il terreno più fertile da cui può quindi nascere l'arte.
La sofferenza avvicina Wilde anche al cristianesimo che ne dà un valore positivo. Per il cristianesimo la sofferenza è la vera moneta del mondo nel senso che mentre il piacere e la ricchezza non sono mali in sè ma allontanano l'uomo dalla sua interiorità e da Dio, la sofferenza al contrario ha una funzione importante nell'avvicinarli e nel richiamare ogni uomo alla sua anima. Ma quello di Wilde non è un dolore o una sofferenza generica ma la cosiddetta infelicità. Sull'infelicità c'è un saggio di poche pagine scaricabile in pdf da internet di Simone Weil, che io ho trovato interessantissimo. Simone parla dei tre requisiti per l'infelicità di cui quello imprescindibile è la caduta sociale (la prigione per Oscar).
E paragona la persona infelice alla gallina ferita che è l'equivalente dell'uccello dipinto dell'omonimo libro. La ferita induce le altre galline alla crudeltà e a infierire come spesso sperimentano appunto nella loro vita le persone infelici. Perchè se la sofferenza è passeggera, il dolore idem, l'infelicità spesso diventa una sorta di condizione permanente dell'individuo, una specie di maledizione. Anche Simone osserva questa maledizione da un punto di vista cristiano e dimostra come sia una condizione di estrema vicinanza a Dio pur nella sua massima distanza.
Dalla sua posizione "privilegiata" , Oscar ha una visione della vita più profonda e vede come Cristo non solo abbia avuto una tolleranza estrema, una simpatia speciale per le persone infelici, maledette. Ma abbia avuto un po' in antipatia gli atteggiamenti presuntuosi, perbenisti e arroganti di chi si sente nel giusto e dalla parte dei buoni o dei saggi (filistei, farisei, scribi, sacerdoti).
Colpisce come Oscar si senta ormai predestinato all'infelicità e al martirio sociale. E come veda questa dolorosa condizione come la sua possibilità migliore di riscatto umano di riabilitazione della sua anima che sente sia stata indegna della moglie e di alcuni amici fedeli e che sente di avere in qualche modo sporcato e tradito anche se magari non per le cose per cui è in carcere.
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senso ma utili per riflettere.
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Non sapevo di questo libro.
Squarci sull'autore sono ben rappresentati in "The Master" , libro documentatissimo con protagonista H. James.
Mi ha colpito la scelta di vita a cui sono stati condotti i suoi figli, dopo il clamoroso processo.