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Il Conte di Montecristo
 
Il Conte di Montecristo 2016-11-18 13:22:35 enricocaramuscio
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enricocaramuscio Opinione inserita da enricocaramuscio    18 Novembre, 2016
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L’atavica diatriba tra vendetta e perdono

Immaginate di essere ad un passo dal realizzare i vostri desideri, dall’affermarvi nel lavoro, dal legarvi per sempre alla persona amata, dal poter dare tranquillità ai vostri cari. Immaginate che proprio nel momento più bello della vostra vita i vostri castelli crollino all’improvviso senza un motivo comprensibile e voi vi ritroviate con un pugno di mosche in mano, soli e senza prospettive. E’ proprio quello che succede a Edmond Dantès, protagonista di questo favoloso romanzo di Alexandre Dumas. Il nostro eroe infatti vive un momento magnifico, sta per sposare la sua bella catalana Mercedes e per essere nominato capitano del Pharaon, la nave su cui presta servizio da anni. Ma, è risaputo, i successi di un uomo possono suscitare invidia e avversione nella persone che lo circondano e che vedono, proprio a causa del trionfo altrui, capitolare i propri sogni e le proprie aspettative. Ecco quindi che il povero Dantès diviene vittima di un complotto ordito dai suoi rivali e aggravato dalla malafede di un magistrato. Senza neanche sapere di cosa è accusato, il ragazzo viene arrestato e rinchiuso nel Castello d’If, una famigerata prigione in mezzo al mare dalla quale, una volta entrati, non si esce più. La rabbia, l’impotenza, l’impossibilità di conoscere le cause che lo hanno portato in cella producono in Edmond un comprensibile turbamento che lo porta ora ad allontanarsi da Dio, ora a cercarvi rifugio, ora a desiderare la morte, ora a voler vivere nella vana speranza di essere liberato. La solitudine, lo sconforto, la frustrazione attanagliano l’animo del malcapitato, finchè un giorno entra in contatto con un altro detenuto, un abate ritenuto pazzo, che cambia completamente la sua vita. Tra i due nasce un’amicizia fortissima e il frate, persona di grandissima cultura e intelligenza, trasmetterà al giovane tutto il suo sapere, gli darà l’occasione per evadere e le indicazioni per trovare un tesoro favoloso. Dopo quattordici anni di detenzione, Dantès riuscirà a lasciare il Castello d’If e tornerà nel mondo civile ricco, colto e assetato di vendetta. La voglia di rivalsa, la rabbia per ciò che ha perduto, il desiderio di farla pagare ai responsabili della sua malasorte, faranno sì che Edmond, che da ora in poi si farà chiamare Simbad il marinaio o Conte di Montecristo, si sentirà investito da una sorta di potere divino e si trasformerà in un ambasciatore della Divina Provvidenza, pronto a restituire il bene a chi lo merita e a punire chi, fin qui, non ha fatto altro che seminare il male. Ma nel compiere la sua opera, il protagonista si renderà conto di quanto illusorio, evanescente e inutile sia il senso di appagamento che deriva dalla vendetta e si troverà costretto a confrontarsi, in un impietoso faccia a faccia, con la propria coscienza. Alexandre Dumas architetta una trama intricata quanto avventurosa, proponendo una storia mozzafiato ricca di colpi di scena, di situazioni drammatiche e di parentesi poetiche. Numerose sono le citazioni letterarie e i riferimenti storici, notevole l’introspezione psicologica del protagonista ma anche degli svariati personaggi che entrano nella storia. Il machiavellico piano di vendetta del Conte viene svelato solo alla fine e solo allora tanti particolari che apparivano di poco conto, tante storie che fino a quel punto potevano sembrare minori e fuori dal contesto, tanti personaggi ritenuti marginali dimostreranno tutta la loro importanza. L’autore inoltre traccia un preciso ed interessante ritratto storico di una Francia di inizio Ottocento ancora scossa dagli strascichi della rivoluzione e divisa tra illuministi, sostenitori della Restaurazione e nostalgici bonapartisti, puntando il dito sui vizi, i peccati e l’avidità della società dell’epoca, società da cui lo stesso protagonista prende ripetutamente le distanze preferendo richiamarsi ad una cultura orientale diametralmente opposta a quella francese, cui si avvicina soltanto per realizzare il suo piano di vendetta e da cui subito dopo si discosta. Avvelenamenti, fughe, duelli, dissertazioni filosofiche, amori traditi e amicizie indissolubili, niente manca a quest’opera che da circa due secoli appassiona e tiene con il fiato sospeso milioni di lettori e che, al di là del lato avventuroso, ha il merito di accendere un dibattito morale sul sottile confine che divide il concetto di giustizia dal desiderio di rivincita, nonché di proporre una profonda riflessione sull’atavica e perenne diatriba tra vendetta e perdono che da sempre divide e affligge l’animo umano.

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Commenti

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Complimenti Enrico, ottima disamina. Bravissimo!
è una lettura splendida e stupefacente!
bravo Enrico
siti
19 Novembre, 2016
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Tra i miei preferiti, da sempre.
Belmi
19 Novembre, 2016
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Uno dei miei libri preferiti, l'altra settimana ero a Marsiglia e in lontananza vedevo il Castello d'If...tornare e trovare la tua recensione è stato proprio una bella sorpresa.
Grazie
Fede
Grazie mille! Era da una vita che volevo leggerlo...finalmente ci sono riuscito.
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