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Di qua dal paradiso
 
Di qua dal paradiso 2016-10-30 03:58:46 siti
Voto medio 
 
3.3
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
3.0
siti Opinione inserita da siti    30 Ottobre, 2016
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IL PICCOLO AMORY

Opera prima di uno dei più grandi autori del Novecento riportata in Italia dalla Minimum fax nel 2011 e corredata da una prefazione storico-critica curata dall’americanista Sara Antonelli e da una postfazione della traduttrice Veronica Raimo, entrambe preziose per comprendere lo scritto.
È un romanzo corposo, ingabbiato in una struttura classica che prevede la divisione in due libri: “L’egotista romantico” e “L’educazione di un personaggio” inframmezzati dall’interludio “Maggio1917- febbraio 1919”. La sua genesi narra invece di un sovrapporsi a strati di vari tentativi di pubblicazione preceduti dall’uscita in rivista di alcuni racconti e di un terreno fertile all’accoglienza di uno scritto acerbo, sporco formalmente, in un contesto culturale desideroso di autori emergenti che rappresentassero un necessario elemento di rottura rispetto ad un mondo dominato da falsi valori e apparenza. Stupisce che l’autore ventitreenne avesse l’acume di trasporre in scrittura un quadro così vivido della società da lui vissuta e contemporaneamente avesse come ultimo fine semplicemente quello di sposarsi e di ingabbiarsi in quelle stesse involuzioni sociali che il suo personaggio critica alla fine dell’opera, una delle parti più godibili a mio avviso insieme alla primissima.
Tutto ruota intorno ad Amory Blaine di cui si segue la crescita e l’evoluzione come persona nell’arco del suo esordio alla vita, dalla nascita fino ai venti anni e poco più. La parte relativa all’infanzia è godibilissima nella sua stravaganza e fa approcciare in modo positivo la lettura, è molto breve e pone le basi per dar ragione della crescita di questo giovanotto e della sua formazione che riempie il resto dello scritto la cui lettura risulta sicuramente più ostica e meno diretta. Insomma si intuisce subito, aldilà del mancato ritorno in termini di piacevolezza, che si ha per le mani una di quelle opere per le quali è necessario essere aiutati nella comprensione attraverso un apparato critico che permetta di avere chiaro il contesto socio culturale legato alla produzione, la storia della letteratura americana precedente e una buona conoscenza della stessa visto che lo scritto è puntellato di precisi rimandi culturali a scritti e autori.
Detto questo, penso si possa comunque lasciare agli altri un onesto e modesto parere pur non avendo potuto al momento fruire del testo con questo necessario substrato culturale.
Leggere questo scritto permette di incontrare un personaggio letterario straordinario che riflettendo un’epoca se ne discosta venendone fagocitato. La lettura ha inoltre il pregio di restituirci quella stessa epoca nella sua essenza e di anticipare o ritrovare temi della produzione più matura. Ci solletica con la sperimentazione di diversi moduli narrativi e con un narratore ironico abilmente celato e confuso e con l’autore e con il protagonista in una commistione letteraria di grande fascino. Seppur a tratti avvertito da me come pesante, lento e prolisso ne consiglio la lettura anche solo perché ha il potere di far pensare a quella famosa linea d’ombra che già Conrad, in altri termini, aveva magistralmente rappresentato.

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James
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Commenti

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Molto interessante il pezzo che hai scritto, Laura.
Pensavo di conoscere abbastanza l'autore, ma non ho letto questo libro. Per ora lascio : ho ancora lì intonso nella libreria "Belli e dannati" e non provo gran spinta ad iniziarlo.
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