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La bellezza salverà il mondo
Autenticità, purezza, compassione: l'incredibile triade di ideali incarnati dal principe Myskin sembrano quanto di più estraneo possa esistere dall'idiozia, ma la verità è che la parola "idiota" ha un significato molto più ampio e profondo di quanto si possa erroneamente immaginare. Dopo il tema del libero arbitrio di cui sono intrise le vicende de "I fratelli Karamazov", il male de "I demoni" e la sua eterna lotta con il bene e con il senso di colpa che perseguita Raskolnikov in "Delitto e castigo", Dostoevskij elabora un personaggio che sembra quasi ai confini della realtà, un giovane uomo che pronuncia soltanto parole sincere, che compie azioni sempre rivolte al benessere del prossimo, che soffre e ride con lui e lo aiuta a estrarre dal sottosuolo dell'anima i pensieri più misteriosi e i dubbi che ciascuno di noi tenta disperatamente di seppellire, perchè teme l'esito della loro risoluzione. La capricciosa sfacciataggine di Elisaveta, la volubilità di Aglaja, l'orgoglio e le assurde contraddizioni di Nastasja e l'impetuosità di Rogozin sono lo sfondo di un bellissimo quadro che vede nel principe il suo soggetto principale, sempre fedele a se stesso e alle proprie convinzioni.
Così idiozia diviene sinonimo di originalità, di diversità, perché nessuno è come lui, non un'anima viva è in grado di comprenderlo pienamente, di accettare che tutto ciò che egli dice e fa non è frutto di un attento calcolo come Lebedev, non è una strategia mirata al raggiungimento di un fine ultimo che conduca ad un vantaggio personale, ma il comportamento sincero e trasparente di un individuo che vede la realtà con gli occhi un bambino, con l'ingenuità e l'innocenza di un fanciullo che si meraviglia di fronte a qualsiasi cosa e che agisce a favore di chi è più bisognoso della sua pietà e compassione. L'amore per due donne, Aglaja e Nastasja, viene interpretato da alcuni come un sentimento la cui doppiezza induce al disprezzo, all'incredulità, perché visto come un subdolo inganno che provoca l'infelicità della povera Aglaja. Soltanto Evgenij comprende che l'amore del principe Myskin non può essere paragonato alla passione di Rogozin né a qualsiasi altro tipo di sentimento terreno, è un moto dell'anima autentico e disinteressato, e come tale non può essere che rivolto a qualsiasi individuo che ne abbia bisogno: è amore per l'essere umano in quanto tale indipendentemente dalle sue qualità fisiche o psichiche. Ecco perché il principe sceglie Natasja, egli sente il dovere di curarla da quella perfida malattia che le oscura la mente convincendola di essere una donna perduta, priva di onore e dignità e quindi destinata ad una meritata ed eterna sofferenza. Nastasja pensa di essere colpevole di un peccato da cui non potrà mai riscattarsi e questa consapevolezza la spinge a bramare il dolore e la lascivia, a ostentare un orgoglio e un'autorevolezza che tenta di esercitare con i suoi improvvisi eccessi di amore ed odio, di passione e gelida indifferenza, con quegli occhi neri e profondi come voragini con cui strega qualsiasi uomo eccetto Myskin, il quale sa che lo sguardo aggressivo di Nastasja è solo una maschera che cela una ragazza indifesa.
L'idiota è tutt'altro che stupido, è acuto, sottile nelle sue riflessioni e quella che viene definita malattia, l'epilessia, diviene la chiave che gli consente di aprire le porte del futuro, di presentire gli eventi che cambieranno l’esistenza degli altri personaggi.
Altra figura di rilievo è quella di Ippolit, colpito da un male incurabile, da una condanna a morte che non ha il fascino cruento di quelle a cui Myskin aveva assistito, ma che procede lentamente, insidiosa. Ippolit teme ma allo stesso tempo brama il giorno in cui i suoi tormenti avranno fine poiché la vicinanza della fine lo paralizza rendendo i suoi ultimi attimi sulla terra insopportabili. Quale impresa può intraprendere un uomo con la consapevolezza che non riuscirà ad assistere alla sua piena realizzazione? La sua confessione è disarmante, sono le ultime parole di un uomo che ha coraggio, pur ostentando una tragica rassegnazione che solo in parte gli appartiene.
Dostoevskij dimostra per l’ennesima volta un’incredibile genialità nel delineare personaggi affascinanti, misteriosi ma sempre profondamente umani e reali. Invidia, vittimismo, infantilismo, egoismo, i semi della discordia che alimentano discussioni e dissidi a cui si contrappone il temperamento pacato del principe; si tratta tuttavia di una mitezza tutt’altro che noiosa, poiché come scopre il lettore, si basa su una purezza d’anima che viene ingiustamente scambiata per idiozia. In un mondo dominato dall’ipocrisia e dalla falsità, chi si distingue per la propria rettitudine sarà inevitabilmente un incompreso, un uomo malato rispetto ai sani principi dell’immoralità.
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Il libro è magnifico.