Dettagli Recensione
Dove il tempo non è tempo
Romanzo impegnativo per lunghezza e contenuti, costituiti in buona parte da nozioni di carattere filosofico, storico, scientifico e psicologico.
La cultura enciclopedica di Mann e la sua intelligenza poliedrica caricano la narrazione di gare dialettiche e controversie intellettuali a cui il protagonista Hans Castorp, “pupillo della vita”, assiste volentieri nel percorso di crescita interiore che intraprenderà durante il lungo ricovero nel sanatorio di lusso Berghof, sulle Alpi svizzere.
Meno volentieri vi assiste, in genere, il lettore, disposto comunque a sciropparsi concetti “che sorpassano di molto il suo orizzonte” (così si esprimerebbe lo scrittore) pur di non essere tagliato fuori dalla sostanziale bellezza dell'opera.
Leggere “La montagna incantata” significa vivere un'esperienza in un luogo dove il tempo non è tempo e tutto sembra collocarsi in una provvisorietà definitiva e rassicurante (“L'abitudine a non abituarsi”), dove vita e morte si intrecciano in modo bizzarro, persino ironico: “...ed ecco rimbombare il gong che invitava i non degenti e non moribondi a prepararsi al pasto principale”.
Personaggi bizzarri e incursioni nel paranormale, raccontati impeccabilmente e con un tocco di humour, rendono il libro particolarmente interessante, così come gli effetti sul giovane Castorp delle ultime scoperte scientifiche tese a sviscerare corpo ed anima, messe a servizio della medicina agli inizi del Novecento.
Emblematiche le scene della vista su lastra dello scheletro della propria mano (“...e per la prima volta in vita sua si rese conto che sarebbe morto”) e di una bufera di neve, con un'avventura di quasi premorte a cui fa seguito una frase dal sapore di rivelazione:
“Per rispetto alla bontà e all'amore l'uomo ha l'obbligo di non concedere alla morte il dominio sui propri pensieri”.
Se è vero che la malattia umilia l'essere umano, riducendolo a mero corpo, è altrettanto vero che finisce per innalzarlo ad un grado di consapevolezza e di sanità superiori che senza di essa non avrebbe mai raggiunto: in quest'ultima riflessione sta racchiuso lo spirito del romanzo.
Cosa ne sanno le persone rimaste in pianura di tutto questo?
Seguire la cura orizzontale adagiati su “un'eccellente sedia a sdraio”, al cospetto di un maestoso paesaggio di cime innevate, dove le stagioni si alternano nell'arco di pochi giorni, consente di osservare l'esistenza da un punto di vista inedito, quasi rovesciato.
Rialzarsi per proseguire il cammino tra i “sani” comuni mortali non è cosa facile:
“Spira un'aria crudele laggiù, inesorabile. Stando qui a letto e guardando lontano, c'è da provarne orrore”.
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Commenti
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Questo è il mio romanzo preferito. L'ho anche riletto (lo stesso Mann aveva chiesto una rilettura prima di darne una valutazione). In seconda lettura ho 'saltato' le discussioni fra i due intellettuali 'esterni' : è stata più scorrevole e le stupende atmosfere create dal libro non sono andate perse ; è venuta però un po' a mancare la scansione rallentata del tempo.
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