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Una riflessione sull'arte e sulla vita
L'opera di Mann, scritta durante gli ultimi e tragici anni della Seconda guerra mondiale, sembra essere il prodotto più maturo della sua attività letteraria, è infatti evidente la differenza con i ''Buddenbrook'', opera che Mann scrisse a 26 anni. Il tutto è incentrato sulla biografia di Adrian Leverkuhn, musicista che vende l'anima a Mefistofele in cambio di un numero determinato di anni di mostruosa e disumana attività intellettuale, il che fa sì che il successo gli arrida. La storia di Adrian è raccontata interamente dal suo amico Serenus Zeitblom, professore di lettere, che accompagna Adrian nelle varie fasi della sua vita.
Evidente è l'intento di mettere in luce da parte dell'autore le sue conoscenze musicali. In alcune pagine si assiste ad uno sfoggio di conoscenza musicale che può turbare il comune lettore che non si intende di musica. Nonostante alcune parti un po' sopra le righe, la prosa di Mann, come al solito, appare ricchissima, sia in termini di lessico che di organizzazione dei pensieri.
L'opera è costellata di riflessioni sulla vita e sull'arte, e sul nesso tra queste due, ma il punto forte di Mann sembra essere la caratterizzazione dei personaggi, la maggior parte sono descritti in maniera eccellente, tanto da riuscire a creare dei veri e propri ''tipi'' nella mente del lettore.
Le riflessioni sono di tutti i tipi,dal modello borghese della Germania di inizio novecento(infatti l'intreccio è situato in un arco temporale che va dal 1885 circa al 1940),all'emancipazione teologica della teologia liberale. Particolarmente interessante ho trovato la riflessione sulla ''produzione di arte''. Per fare ''arte'' c'è bisogno di primitività, deve scattare qualcosa dentro di noi, arte non è artificio, ma slancio. Si ricade dunque in un argomento trattato a lungo sia da Schiller che da Goethe, ovvero il fatto che la ''sensibilità'' nei confronti di una forma d'arte viene spesso scambiata per forza produttiva. Chi è in grado di comprendere l'arte non è di conseguenza un artista, sono due cose differenti.
Credo che questa sia la più grande prova di Mann come scrittore, un manoscritto ricchissimo di riflessioni elaborate sicuramente nel corso di anni, riflessioni molto mature, a volte anche difficili da capire, ma affascinanti.