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Viaggio alla scoperta di sé
“Ulysses” fu pubblicato nel 1922 a Parigi, essendo stato rifiutato da numerosi editori a causa della sua ‘oscenità’; in Inghilterra, infatti, verrà pubblicato solo a partire dal 1936. Joyce si rifà, per la stesura del romanzo, all’Odissea di Omero; egli utilizza il modello epico per sottolineare la mancanza di eroismo, ideali, amore e fede nel mondo moderno. L’opera, infatti, è stata scritta durante gli anni del primo dopoguerra; anni durante i quali l’autore ha avuto modo di riflettere sulla natura della crudeltà umana. La struttura epica diventa, quindi, uno specchio in cui riflettere la rovina del mondo moderno. Un’altra caratteristica importante del romanzo è l’utilizzo del ‘flusso di coscienza’ (stream-of-consciousness), che permette all’autore di riprodurre il caotico fluire dei pensieri umani. L’opera risulta divisa in tre sezioni, per un totale di diciotto capitoli (ognuno dei quali è il corrispettivo di uno dei libri dell’Odissea). La trama si svolge nell’arco di un solo giorno-16 giugno,1904- e narra, in particolare, le vicende di tre comuni abitanti di Dublino: Leopold Bloom, Molly Bloom e Stephen Dedalus. Leopold è l’Ulisse dell’opera; ciò che gli accade, però, è tutt’altro che eroico. Egli lavora come agente pubblicitario e vaga per Dublino finendo, al termine della giornata, in un bordello; lì, incontrerà Stephen Dedalus e deciderà di portarlo a casa con sé. Stephen è un giovane sensibile con ambizioni letterarie, frustrato, però, dalla provinciale vita irlandese. Egli, inoltre, è alla ricerca di una figura paterna sostitutiva che, alla fine, trova in Bloom; Stephen, infatti, rappresenta Telemaco (il figlio di Ulisse).Se Stephen è la figura centrale della prima parte del romanzo e Bloom della seconda, il personaggio centrale della terza parte non puo’ che essere Molly Bloom. Ella è la Penelope dell’opera ma, a differenza di quest’ultima , è tutt’altro che fedele al proprio marito. Il romanzo termina con il suo famoso ‘flusso di coscienza’, climax delle fantasie erotiche di Molly ed apice di questa difficile tecnica narrativa. L’opera tocca i più vari temi, come: la paternità, la moralità, l’amore, il patriottismo, il tempo…; non mancano, inoltre, riferimenti a svariate opere letterarie e vari autori, fra cui Shakespeare. Un’ultima caratteristica importante è, senza dubbio, la musicalità dell’opera; la parola stessa assume il valore di vera e propria nota musicale. L’Ulisse rappresenta un lungo viaggio alla scoperta di sé, un’avventura che vale la pena vivere.
“[…] yes I said yes I will Yes.”
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La mia recensione è focalizzata principalmente sullo stile, sul contesto storico e sulla tecnica narrativa utilizzata da Joyce in quanto reputo tutto ciò di fondamentale importanza per chiunque voglia affrontare una lettura critica del romanzo e sviluppare un pensiero proprio e completo a riguardo. Spesso avviene che si dia poco peso a questi elementi, ma nel caso di Joyce-come di qualunque altro autore- questa è una superficialità che non ci possiamo assolutamente permettere. Intento della recensione era di offrire ad un possibile futuro lettore dell’opera gli elementi alla base della genesi del romanzo in modo da non togliergli il gusto di sviluppare un proprio pensiero critico al di fuori delle possibili influenze del mio pensiero (soggettivo) nei confronti dell’opera. Chiarito questo punto, ti dirò il perché del mio amore nei confronti di quest’opera. Reputo l’Ulisse un vero e proprio messaggio d’amore per l’umanità; infatti, uno degli enigmi che mi ha sempre affascinato dell’opera è proprio la domanda che Stephen rivolge a se stesso: ‘Qual è la parola nota ad ogni uomo?’ . La mia conclusione è stata Amore; un amore non rivolto al singolo, ma all’umanità intera. Viviamo in un mondo devastato dall’odio e dalla disumanità; Joyce ha rappresentato per me il risveglio, la rinascita. Le sue opere mi hanno offerto la straziante opportunità di notare e comprendere la condizione miserabile dell’uomo. Una rivelazione straziante, che fa male, ma che mi ha anche dato la forza di reagire e provare a cambiare ciò che mi/ci circonda. Ci sarebbe molto ancora da dire a riguardo, ma un commento non basterebbe. Ognuno è dotato di una sensibilità propria e qualunque percezione si abbia dell’opera è innegabile, in quanto reale per colui che l’ha ‘provata’. Per quanto mi riguarda, l’opera ha di certo mutato il mio usuale approccio alla lettura ed il flusso di coscienza mi ha permesso di comprendere più a fondo la natura dei pensieri umani, per quanto ci stia ancora lavorando su. Di Joyce ho letto qualche poesia, lettera e Gente di Dublino, ma non ho ancora letto Finnegan’s Wake (che tuttavia è rigorosamente nella mia libreria). L’opera è complessa e credo che l’abbiano letta davvero poche, ma davvero pochissime persone. Credo che l’unico modo per comprenderla a pieno (per quanto dubito che sia umanamente possibile) sia leggerla in originale, anche perché tradurla è del tutto vano per via del linguaggio e dello stile utilizzato da Joyce nell’opera; in quest’opera, infatti, il flusso di coscienza è onnipresente, senza togliere il fatto che per la lettura è necessaria la conoscenza di altre lingue (Joyce ne parlava molte e non parlo di due o tre lingue, ma molte di più). Di Pynchon non ho letto nulla, ma terrò il suggerimento in considerazione. Il mio giudizio dell’opera non ha influito molto sul giudizio generale, anche se devo ammettere che il fascino esercitato da Joyce su di me è innegabile. Ad ogni modo il mio è un giudizio molto legato alla mia età (mi avvio all’esame di maturità) e alle mie ancora poche seppur tante esperienze. Chissà che un giorno, con una nuova maturità, lo valuti in modo totalmente differente. Spero di essere stata esaustiva e di non averti annoiato.
Un ultimo quesito o spunto di riflessione... Dici che secondo te la risposta al quesito di Stephen, in un mondo pieno d'odio, è "amore"... E se invece la parola nota a tutti fosse l'esatto contrario, se la parola ahime fosse solo, e semplicemente, "odio"? Lo dici tu stesso il mondo ne è pieno e tutti dunque per forza la conoscono. Cambierebbe il tuo modo di leggere l'Ulisse? Continueresti ad apprezzarlo allo stesso modo?
Grazie ancora x la risposta e spero di non averti fatto perdere troppo tempo :)
Ps. Se mai leggerai Pynchon leggi le prime opere: da "V" a "Mason & Dixon", le successive davvero non ne vale la pena. Ciao!
PS:sarei lieta di leggere una vostra recensione su Finnegan's Wake, se avrà tempo e voglia.
Quanto alla recensione su F. Wake... Se mi dai del voi o del lei col cavolo che te la faccio leggere!! :D
No scherzi a parte non credo di essere in grado di farla, come dicevo l'avevo portato alla maturita ma avevo scritto solo cose banali e note a tutti scopiazzando da altri. Forse ora riuscirei a dire qualcosa di più... forse!... Ma sono passati ad occhio direi 16 anni, dovrei rileggerlo (e ri-capirlo) e la voglia francamente è poca. Un giorno forse, forse...
Ciao!
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