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UN QUADRATO CHE VOLEVA ESSERE UN CUBO
Cos'è questo piccolo libricino intitolato Flatlandia?
Flatlandia è circa 170 pagine di un mondo semplice ma complicato basato su due dimensioni raccontato da un quadrato definito eretico.
Dovrei essere più chiara e allora partiamo da questo nostro narratore, il quadrato. Una figura geometrica formata da quattro lati uguali ci racconta il suo mondo, sapendo che noi lettori siamo i fortunati abitanti di mondi a più dimensioni, e si rivolge a noi come confidenti.
La prima parte del libro parla appunto del mondo di Flatlandia, delle regole e delle leggi e soprattutto della piramide sociale che è basata sui lati di ogni persona. Più lati si hanno e più si è persone facoltose e degne di avere dei lavori di rango più elevato, quindi abbiamo i circoli (poligoni formati da moltissimi lati uguali) all'apice della società fino a scendere ai triangoli isosceli, semplici soldati e uomini di poco conto e alla base le donne, linee nemmeno definite figure e prive di grande intelligenza.
Nella seconda parte il quadrato ci racconta la sua scoperta di Spacelandia, il mondo a tre dimensioni, grazie al maestro venuto direttamente da quel mondo che è qui chiamato sfera. Il quadrato venendo a conoscenza di un mondo nuovo e migliore ne è abbagliato e cerca di comunicare la sua scoperta ai suoi compaesani di Flatlandia senza ottenere nessun risultato se non quello di essere etichettato come eretico e rinchiuso per il resto dei suoi giorni.
Il racconto in sè è carino e approfondito senza avere grandi pretese sulla storia e credo sia il significato sottinteso il fulcro del libro. La divisione in caste sociali basate semplicemente sul numero di lati e l'impossibilità di chi sta alla base di elevarsi (se non in rari casi) sono uno specchio e una critica verso società in cui viveva lo scrittore e si può riscontrare ancora oggi. L'infima posizione delle donne ancor di più è esempio di come nell'800 la donna fosse trattata come sottoposta all'uomo dominante. La visione chiusa del mondo da parte dei cittadini che non vogliono credere all'esistenza di un altro mondo è quello che effettivamente succedeva e succede tutt'ora quando non si vuole aprire gli occhi.
Ma Abbott ci lancia anche un altro messaggio attraverso il quadrato: se esiste un mondo a tre dimensioni perchè non può esserci anche un mondo quadridimensionale?
Un libro curioso tra matematica e geometria che merita di essere letto.
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Commenti
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Anche a me è piaciuta di più la seconda parte! La metafora della geometria per comunicare con il lettore è davvero molto originale!
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Ho letto di recente questo libro e ne ho apprezzato più la seconda parte, quasi "visionaria", che ho trovato una sorta di invito ad aprire la mente.