Dettagli Recensione
Una perdita
Un raffinato critico americano, di cui ignoriamo il nome, sbarca a Venezia sulle tracce del suo poeta più amato, Jeffrey Aspern, mito del Romanticismo. Una clamorosa scoperta lo ha condotto fin lì: Juliana Bordereau, la giovane musa del poeta, sopravvive ultranovantenne in un palazzo lagunare, assistita da una nipote avanti con gli anni, e tutto fa credere che sia in possesso delle lettere a lei rivolte da Aspern, rimaste inedite. Lo studioso, presentatosi sotto falso nome, chiede e ottiene ospitalità, sia pure in cambio di un affitto spropositato. Tesse la sua tela, cercando di ingraziarsi la fragile e ingenua nipote, aspettando l’occasione propizia per scoprire le sue carte. Ma non ha fatto i conti con una lady di ferro…
Di Henry James avevo letto molti anni fa una sola opera, Il giro di vite, e onestamente non mi aveva appassionato. Oggi ho scoperto un nuovo autore da coltivare. Non c’è bisogno che vi decanti l’abilità descrittiva, la finezza di analisi, la cura dei dettagli del maestro americano, riconosciute da più di un secolo. Vorrei invece richiamare l’attenzione su un aspetto che mi pare trascurato dai critici, se non dai biografi: l’umanità che traspare da queste pagine. La tecnica della narrazione in prima persona, di per sé, non basta per fare di una voce narrante una voce viva. Non è da questa tecnica che dipende l’accento di verità, di sincerità, che avverto nei pensieri del personaggio. Ciò che ho trovato emozionante in queste pagine non è tanto la vicenda, tutto sommato esile, ma la suggestione che emana dalla identificazione dell’autore con il personaggio narrante, e dalla possibilità che ogni vero amante dei piaceri dello spirito si riconosca a sua volta negli stati d’animo e nei tormenti del nostro anonimo. Non sono certo pochi gli Henry James di questo mondo, anche se non viaggiano in carrozza e non possono permettersi di vivere d’arte, come il Nostro, oggetto già ai suoi tempi delle frecciate di scherno di qualche virilissima nullità. Tutti costoro si riconosceranno nel profilo di un uomo (James e il suo doppio) che ha dedicato la sua vita alla ricerca della bellezza, ma che in fondo al cuore è assillato da un dubbio: primum vivere. Il critico di Aspern rifiuta (o meglio, esita ad accogliere) la condizione che gli avrebbe permesso di mettere le mani sulle agognate carte: accettare le profferte amorose della poco seducente nipote di Miss Bordereau. Sceglie di tornare ai suoi sterili studi, al suo fanatico culto del Poeta, rifiutando un’occasione per vivere la vita nella sua pienezza. Se vi fossero dubbi, la pagina finale, la frase finale, confermano quanto James collochi proprio in questa riflessione il cuore del romanzo. Nessuna scoperta, nessun successo letterario potranno restituire un amore rifiutato.