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Prestami le pistole
Il temperamento artistico e passionale di Werther si staglia sulla normalità di Albert, amico e rivale: a lui è andata in sposa la bella Charlotte, conosciuta nell’occasione di un ballo nel pittoresco villaggio di Wahlheim (“Non mi ero mai sentito così leggero, alato”).
La passione monta, alimentata dalla frequentazione della persona amata (“I bambini mi sono affezionati”) ed è contrappuntata dagli spettacoli di una natura che nei chiari di luna e nelle tempeste enfatizza l’infuriare della passione.
Nelle letture del giovane colto, Omero viene ben presto sostituito da Ossian, più idoneo a corrispondere a “I dolori del giovane Werther” dipinti dall’arte pre-romantica di Johann Wolfgang Goethe.
Dopo un vano tentativo di allontanamento, il ritorno al villaggio è foriero di ulteriori dolori. Gli ammonimenti di Lotte, alla moderazione e al contenimento della passione, sortiscono in Werther l’effetto opposto: del resto l’epilogo è stato abbondantemente tracciato nel primo (“Prestami le pistole… per il viaggio”) dei due libri che compongono l’opera, nel famoso dialogo tra Werther e Alberto sul suicidio.
Gli interrogativi sull’amore infelice sono fitti e densi. E senza una risposta.
“È dunque destino che dove un uomo trova la sua beatitudine lì pure deve trovare la sorgente della sua infelicità?”
Giudizio finale: epistolare, classico, furente.
Bruno Elpis
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Commenti
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Ma in questo sforzo di sintesi, in fondo, si concentra la mia valutazione in questo format di commento.
Ciao carissimo, grazie :-)
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