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Io sono un gatto
 
Io sono un gatto 2016-05-13 10:30:34 C.U.B.
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C.U.B. Opinione inserita da C.U.B.    13 Mag, 2016
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Gatto, io sono un gatto

Piccolo e senzatetto trova rifugio in una casa dove l'ambiente non e' idilliaco ma si sa, cibo quanto basta , qualche rara carezza e un buon riparo, la vita di un gatto puo' ritenersi ben assortita.
Certamente, perlomeno per una questione di rispetto, un nome glielo avrebbero potuto ben dare.
Ma lontano dall'abbattersi per certe piccolezze, il felino vira su un appellativo assoluto ed inespugnabile "Io sono un gatto".
Un animale narratore ma soprattutto osservatore, che spostandosi indisturbato e silenzioso su un lastricato di nuvole esamina, razionalizza, riporta discorsi ed atteggiamenti del pigro, testardo, burbero e trasandato professore dall'animo onesto .
Saccente, filosofo e di marcato orientamento zen, il gatto e' visione dell'umano e delle sue contraddizioni da un'entita' esterna, ma allo stesso tempo e' veicolo per le elucubrazioni del professore protagonista, e dell'autore stesso.
Scritto da Natsume Soseki nel 1905 in piena epoca Meiji e definito uno dei primi romanzi piu' vicini allo stile moderno, restano le ambientazioni ed il ritmo di scrittura fortemente giapponesi. Cio' , unito alla non brevita' del testo, implica un moderato esborso di energie e credo che a molti potrebbe essere indigesto.
Sebbene la narrazione avvenga prevalentemente dal punto di vista del nostro Gatto, siamo ad un abisso di distanza dai libri occidentali che ci intrattengono con vivaci e frivole storie di animali. Qui le riflessioni sono dilatate, priva la narrazione di colpi di scena particolarmente significativi e scevra da fioriture di sentimentalismo.
Il romanzo di Natsume funge da dura critica verso il grande cambiamento del Giappone, avvenuto a discapito della chiusa tradizione classica ed a favore di una violenta e diffusa occidentalizzazione.
L'autore racconta un'epoca, si sgrava di una polemica latente e lo fa in maniera originale per quei tempi, in un racconto particolare e stimolante, attraverso il supporto di un personaggio molto carismatico : un gatto. Un gatto giapponese.
"Gli umani, per quanto forti, non saranno in auge per sempre. Meglio attendere tranquillamente l'ora dei gatti."
Buona lettura.


NOTA POLEMICA
"Protagonista di questo romanzo e' un gatto nero, audace, scettico, creativo, fine osservatore e filosofo..."Eccetera eccetera.

Io pregherei gli editori italiani di portare rispetto all'autore prima ed ai lettori poi, rimuovendo nelle prossime riedizioni questa ridicola e mortificante nota in grassetto, in copertina, coniata da un innominato portavoce de L'espresso. Righe che testimoniano in maniera lampante quanto spesso si commenti un libro senza averne sfogliato nemmeno le pagine:

" Il mio pelo e' un misto di GIALLO e di GRIGIO CHIARO, come quello dei gatti persiani, con macchie che ricordano il nero della lacca." Pag. 7 Natsume Soseki

La descrizione viene ripetuta altrove nel libro, giallo e grigio. Di nero c'e' il gatto in copertina, che probabilmente e' stato l'unica lettura del sedicente critico letterario. Badate non e' poca cosa, sarebbe come leggere un commento alla Gabriella di Amado dove si esalta la sua pelle candida, per esempio. Ridicolo.

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Commenti

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Dell'autore ho letto solo "Guanciale d'erba", ma ho subito capito che si tratta di uno scrittore grandissimo, con uno stile di qualità eccellente. Ho altri titoli appuntati.
Concordo con la nota polemica. Temo ci siano anche recensori sui giornali, che presumo non legano i libri e si rifacciano al risvolto di copertina. A questo punto... Molto meglio fidarsi dei commenti di questo sito !
Incredibile, qui siamo sicuramente più scrupolosi.
Rollo Tommasi
14 Mag, 2016
Ultimo aggiornamento:
15 Mag, 2016
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Condivido in pieno la polemica a talune note di copertina: non hanno nulla di letterario, nemmeno nella forma della recensione sintetica, ma sono soltanto una forma di mercificazione, che a chi la promuove evidentemente sembra intelligente. Il modo in cui tentano di esaltare un'opera è chiaro: non conta cosa dice la nota - spesso ridotta a un aggettivo fine a se stesso: "Meraviglioso" oppure "Straordinario" o anche "Grande prova d'autore", - nè i punti esclamativi che abbondano, bensì la rivista o il nome del critico o dello scrittore che viene richiamato alla fine. A me, proprio perchè risultano essere pubblicità nemmeno troppo occulta (nè illuminata), dissuadono quasi sempre dall'acquisto. Va anche detto che alcune case editrici usano queste note più d'altre... anche se si sta generano un certo effetto di omologazione, e le copertine ne sono sempre più piene.
Brava Cub, concordo con la nota polemica.
Fede
le copertine andrebbero ripulite da ogni tipo di commento, nota o quarta che sia....
pur di vendere si scriverebbe di tutto....
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