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Un minuto basta a colmare la vita di un uomo?
Una notte, San Pietroburgo e due anime. Un incontro casuale di due persone destinate a incontrarsi.
Lui è il sognatore, lei è la diciassettenne Nasten’ka.
Lui ritrova la gioia di vivere, lei vuole cominciare a vivere.
Lui è un uomo solo, completamente solo e si definisce un tipo. Lei ha un’infanzia particolare.
Su una panchina, dove si ritroveranno anche altre notti, si raccontano e si trovano.
Lui: “ Aspettavo che Naten’ka, che mi ascoltava spalancando i suoi occhi intelligenti, si mettesse a ridere con il suo riso infantile, irrefrenabile e allegro e mi ero già pentito di essermi spinto così avanti e di aver raccontato invano quello che da molto tempo mi bolliva nel cuore, cose di cui potevo parlare come se fossero state scritte, perché già da tempo il mio racconto era pronto, e pertanto non mi trattenni dalla lettura, dalla confessione…”.
Poi venne il turno di lei e raccontò la sua storia “Voi conoscete già la mia vita per metà, cioè sapete che vivo con una vecchia nonna…”.
Dostoevskij ha catturato la mia attenzione, sono stata anch’io su quella panchina a sentire le loro storie, la loro vita e le loro speranze. Ho sofferto, ho gioito ed ho soprattutto atteso. Sognando insieme al sognatore si è anche consapevoli che prima o poi i nodi verranno al pettine, e leggi, e attendi, il momento in cui accadrà, perché lo sai che accadrà. Un racconto che colpisce, letto con un velo d’inquietudine; un’inquietudine che non ha tolto niente al piacere della lettura.
Posso solo consigliare a tutti di dedicare poche ore del proprio tempo a questo testo, ne sarete ripagati con gli interessi.
“Quanto più siamo infelici, tanto più profondamente sentiamo l’infelicità degli altri; il sentimento non si frantuma, ma si concentra…”.
Buona lettura!
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Fede
Federica
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