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Jude l'oscuro
 
Jude l'oscuro 2016-04-20 17:56:55 Cristina72
Voto medio 
 
4.0
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
4.0
Cristina72 Opinione inserita da Cristina72    20 Aprile, 2016
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L'inferno di una cosciente disfatta

“Mi dibatto in un groviglio di principi, brancolando nel buio, e agisco d'istinto, senza prendere esempio da nessuno”.
Il romanzo parte in sordina con l'effetto vagamente soporifero di una tisana rilassante, almeno per chi non apprezza in modo particolare lo stile un po' naïf di certa letteratura di stampo vittoriano.
Jude è un sognatore dall'animo delicato, solo al mondo e bistrattato dalla zia a cui è stato affidato, con poche possibilità economiche e tanta voglia di intraprendere una carriera di studi a sfondo religioso.
I suoi sforzi da autodidatta lo elevano culturalmente molto al di sopra della classe operaia da cui sogna un giorno di affrancarsi, vagheggiando un futuro a Christminster, città universitaria da lui idealizzata, che amerà tutta la vita col fervore di una passione non corrisposta.
La narrazione, che procede per citazioni delle Sacre Scritture alternate a versi di autori pagani, acquista vigore dopo i primi capitoli grazie ad una serie di avvenimenti, tra cui l'entrata in scena di Sue, ragazza carismatica e ribelle che sembra beffarsi del giogo imposto dalle convenzioni sociali dell'epoca.
L'amore “proibito” tra i due, tratteggiato con tocchi sapienti e privi di retorica, diventa il fulcro attorno cui si sviluppano tutti gli eventi, che da un certo punto in poi sembrano precipitare seppellendo le aspirazioni dei personaggi in generale e del protagonista in particolare: è “l'inferno di una cosciente disfatta”.
Le pagine, sempre più amare, scorrono veloci mentre si punta il dito contro precetti di fede che in servile ossequio alla tradizione impediscono la libera espressione degli impulsi naturali, soffocando tutto ciò che di autentico esiste nell'essere umano.
Vero sacrilegio, sembra dire lo scrittore in progressione ascendente, è osteggiare il sentimento prezioso di due anime affini in nome di una morale imperante che si è costretti a seguire, pena l'esclusione sociale.
Sebbene a tratti un po' enfatico, è un romanzo intenso che regala momenti di alta letteratura attraverso la descrizione ben definita di atmosfere e stati d'animo e la desolante contemplazione di sogni infranti:
“Ricordi, dicevamo che avremmo fatto della gioia una virtù”.

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Commenti

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Vedo un asse di intenditrici, Marcella-Cristina...
Ciaooooo! :-)
In risposta ad un precedente commento
Cristina72
21 Aprile, 2016
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L'appassionata di età vittoriana è Marcella :-)
Bel commento Cristina!
Mi è stato regalato recentemente "Via dalla pazza folla", per cui dovrò riaffacciarmi a questo autore di cui ho letto solo "Tess....", romanzo del quale ricordo la durezza e una visione alquanto drammatica. Ma evidentemente dev'esserci anche dell'altro...
In risposta ad un precedente commento
Cristina72
22 Aprile, 2016
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@Emilio, credo che questa sia la sua opera più interessante, proprio perché “scandalosa” e criticata aspramente all'epoca, tanto da indurre Hardy a non scrivere più niente in prosa.
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