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Memorie dalla Casa dei morti
 
Memorie dalla Casa dei morti 2016-04-05 14:10:25 sonia fascendini
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4.8
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
5.0
sonia fascendini Opinione inserita da sonia fascendini    05 Aprile, 2016
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Funzione diseducativa della pena

La casa dei morti si trovava in Siberia " Qui era un mondo particolare che non somigliava a nulla; qui c'erano le sue leggi speciali, i suoi usi, i suoi costumi, le sue abitudini: era una casa di morte vivente, una vita come non esiste in nessun altro luogo, e della gente che non ha pari." Un forzato, che ha trascorso dieci anni in uno di questi carceri ci racconta la sua esperienza. Esperienza in un certo senso privilegiata, perchè si tratta di un nobile e quindi guardato con sospetto dai colleghi, ma beneficiato da insignificanti, per noi, ma infinitamente importanti per lui, privilegi. Camerate maleodoranti ed infestate da cimici e pidocchi accompagnano le sue notti. Il risveglio è accompagnato da igiene sommaria, colazione inadeguata ed abbigliamento del tutto inconsistente viste le condizioni climatiche in cui dovrà lavorare. Il lavoro è sfiancante, ripetitivo, a volte inutile e necessario solo a riempire il tempo. Risse e ubriacature sono gli unici svaghi, a volte tollerati, a volte puniti in modo inspiegabilmente severo. Gli amici sono animali rognosi e male in arnese, vicini di letto che alla prima occasione si approfittano della disattenzione degli altri. Infine l'uscita e la libertà. tanto desiderata da far paura, tanto enorme da essere quasi ingestibile.
Un libro, che come è tipico di Dostoevskij a tratti diventa pesantino, anche se più scorrevole di altre sue opere. L'autore, che ha sperimentato le carceri russe, riesce comunque a dare un quadro completo di quella che doveva esere questa esperienza. Decisamente qui la rieducazione o il recupero dei delinquenti è l'ultima delle preoccupazioni. Terribili sono le descrizioni delle punizioni corporali e degli espedienti adottati per rimandarle di qualche giorno. Mettono i brividi sia le condizioni delle, per così dire, camerate in cui sono alloggiati i deportati e ancora di più delle condizioni inimmaginabili dell'ospedale. Danno un lume di speranza alcuni slanci di tenerezza verso gli animali o qualche tentativo di continuare a vivere in modo normale. Forse dopotutto la funzione diseducativa di qusto tipo di sistema carcerario non è riuscita completamente nel suo intento.
Bel libro che consgilio di leggere un po' per riflettere un po' perchè il signor Fedor con la sua follia e le sue manie è pur sempre un grande scrittore.

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Commenti

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Ciao Sonia. Proprio un bel commento.
I grandi scrittori sono sempre un arricchimento.
Grazir,
quello dell'artista è uno dei pochi casi in cui si arricchisce chi riceve senza impoverire chi dà
ciao
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