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Riflessioni sulla pena di morte
“L’ultimo giorno di un condannato a morte” è uno di quei libri che non lascia indifferenti, sia per il messaggio che porta sia per l’intensità con cui viene colpito il lettore.
Dalla quinta edizione in poi, pubblicata nel 1832, il libro si presenta composto anche da due parti che precedono il libro. La prima è una prefazione, fatta da Hugo in cui la sua dichiarazione contro la pena di morte è ben argomentata e decisa, con esempi da brividi, “Niente boia dove basta il carceriere”. La seconda parte è “Una commedia a proposito di una tragedia”, in cui Hugo immagina la società del suo tempo, alle prese con la lettura del suo romanzo, in cui tutti i protagonisti sono indignati, ma anche tutti informati.
“Bisogna convenire che i costumi si stanno depravando di giorno in giorno. Mio Dio, che idea orribile! Sviluppare, scavare, analizzare, una dopo l’altra e senza trascurarne nessuna, tutte le sofferenze fisiche, tutte le torture morali che deve provare un uomo condannato a morte, il giorno dell’esecuzione! Non è atroce? Vi rendete conto, signore, che si è potuto trovare uno scrittore per questa idea, e un pubblico per questo scrittore?”
La terza parte è l’opera, anzi il capolavoro vero e proprio. Hugo, sotto forma di diario, ci racconta le ultime settimane di vita di un condannato a morte. Di lui sappiamo pochissimo, ma i pochi stralci che ci regala sono importanti. Molto toccante è la parte dedicata alla figlia e al loro incontro. Hugo condanna la pena di morte e ci da anche un piccolo assaggio di quello che aspetta coloro che invece andranno al bagno penale (grazie a “Papillon” di Henri Charriere ho il quadro della situazione chiaro su questo argomento) e di come la società lì “accoglierà” il giorno della fine della pena.
Tramite il suo protagonista, Hugo ci mostra “una progressione sempre crescente di dolori, in questa specie di autopsia intellettuale di un condannato”. La sensazione che mi è rimasta più addosso e la continua speranza dell’uomo, fino alla fine. Lei è sempre lì e quando si riaccende ogni volta, è più dura da digerire. E poi l’attesa, il non sapere e il popolo, si proprio quest’ultimo ha un ruolo tutto suo.
Dopo la lettura di questo testo, ho deciso di proseguire la lettura di altre opere su questo tema. Un giovane Hugo, che spera di colpire la società, ci mostra qualcosa che purtroppo non è stato ancora bloccato duecento anni dopo.
Lo consiglio a tutti, sia per l’intensità e la profondità dell’argomento sia per la riflessione e il pensiero che rimangono al lettore.
Buona lettura!
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Federica
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