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La città malata
“Riposare nella perfezione è il sogno di chi tende all'eccelso, e non è forse il nulla una forma di perfezione?”
Il vecchio signor Aschenbach è un uomo sospeso tra i romantici impeti, le passionali aspirazioni del suo animo, e la decadente consapevolezza di sé, della propria età, della propria solitudine. Una natura in costante conflitto interno tra la rassegnata accettazione e l’incontrollabile desiderio di non accettare il proprio essere; un fuoco ormai spento e l’ultima scintilla che risale dalle ceneri. In una parola, è un artista.
“In quasi tutti gli artisti è innata la tendenza voluttuosa e ingannatrice ad accettare l'ingiustizia che genera bellezza, a rendere omaggio e mostrare simpatia alla predilezione aristocratica.”
Come ogni artista, il vecchio signor Aschenbach vive delle sue lacerazioni, le ama quanto la sua stessa vita, esse sono la sua vita, i suoi sensi e la sua ragione. E’ un artista amante della bellezza, della sua immateriale inconoscibilità e della sua materiale esperibilità. Un artista in continuo contatto con le zone oscure della mente umana, con l’ineffabile voluttà, con l’ancestrale richiamo naturale della bellezza pervasiva, astratta ma concretamente immanente, fino a fargli accarezzare la pederastia. Un artista volutamente inquieto, diviso tra la passione imperante e la coscienza della vecchiaia, tra il desiderio e la paura. Un artista che ha fatto della solitudine la sua dimensione e giustificazione, della sua interiorità l’abisso in cui amabilmente sprofondare per vivere di bellezza e non di morale.
“La solitudine genera l'originalità, la strana e inquietante bellezza, la poesia, ma anche il contrario: l'abnorme, l'assurdo, l'illecito.”
Un artista della vita e della conoscenza, viaggiatore solitario per la caliginosa Venezia, che col suo grigio ipnotico si traduce in un paesaggio dell’anima in preda ai suoi fumi onirici. Venezia è una città romantico-decadente, una città di passioni e di nostalgiche rimembranze. E’ una città combattuta tra la bellezza ammaliante del mare e la cupa atmosfera di invadente tensione del cielo. E’ una città dell’irrealtà e del “forte sentire”. Come la sua anima, anche Venezia è una città affascinante proprio perché manifestamente malata, anche Venezia è un mondo chiuso e straripante. Inevitabilmente anche Venezia è destinata a morire sotto i colpi della peste, come Aschenbach sotto quelli della sua passionalità.
“Questa era Venezia, la bella lusinghiera e ambigua, la città metà fiaba e metà trappola, nella cui atmosfera corrotta l'arte un tempo si sviluppò rigogliosa, e che suggerì ai musicisti melodie che cullano in sonni voluttuosi.”