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L'amore è la linea di confine
Zanna Bianca può essere per me preso a simbolo dei pregiudizi letterari. Ho sentito una moltitudine di commenti, fatti anche da persone che non lo hanno letto, commenti del tipo: "è un classico minore" oppure "è un libro per ragazzini", e per concludere in bellezza "cosa ci può essere di profondo in un libro che ha come protagonista un cane?". Orrore, orrore e orrore. Fortunatamente, non sono il tipo che si lascia influenzare dai commenti (immotivati) altrui.
Zanna Bianca, a dispetto dei commenti, è un libro carico di significati. Certo, assume una sfumatura piacevole in più che è percettibile soltanto da chi ha posseduto un cane, ma come dicevo è solo una sfumatura che non toglie nulla alla bellezza dell'opera in sé.
Jack London descrive in maniera eccelsa il mondo selvaggio, come se lo conoscesse perfettamente, come se vi fosse in qualche modo sfuggito. Ma forse non possediamo in noi stessi, in qualche recesso profondo del cuore e della mente, una parte di esso che viene marchiato a fuoco dalla nascita? Qualcosa che viene comunemente chiamata "istinto"? L'autore rende questo mondo vivo con le sue descrizioni, le sue belle riflessioni, e ne palesa l'anima crudele ma giusta ed equa. Trovandoci di fronte a un libro quasi privo di dialoghi, come è ovvio, la lettura può risultare un po' più lenta e difficoltosa, ma quello che il libro ci regala val bene un sacrificio.
Zanna Bianca è per metà cane e per metà lupo, ma la sua indole è indirizzata dal mondo in cui nasce nella direzione del parente selvatico e feroce. L'argilla che compone il suo essere viene plasmata fin da cucciolo verso la solitudine, la ferocia adottata come mezzo per mantenere la sopravvivenza, costretto ad essere lupo dall'ambiente inesorabile che lo circonda.
Uccidere per non essere ucciso.
Nel momento in cui la componente uomo viene introdotta nella vita del piccolo cucciolo, è palpabile la differenza che questo essere può portare, ma non del tutto, perché "uomo" non vuol dire necessariamente migliore o civilizzato. Zanna Bianca si trova dominato da diverse sorte di "divinità" uomo, che in fin dei conti si rivelano peggiori di quel mondo selvaggio al quale era stato strappato, perché troppo brutale. Quel mondo malvisto e additato anche da chi non avrebbe, in questo senso, alcuna libertà di parola, perché nasconde la propria malvagità in una civiltà fasulla. Per questo motivo i tratti taglienti disegnati nei lineamenti di Zanna Bianca, non migliorano al contatto con determinati tipi di uomini, anzi, assumono sfumature peggiori e spaventose, contaminate dalla malvagità e dalla crudeltà immotivata.
Soltanto una cosa è in grado di portare una differenza che sia davvero notevole, che può delineare una netta differenza tra selvaggio e civile, ed è quel sentimento incontrastato e incontrastabile che è l'amore. Esso può ammorbidire i cuori di pietra e rendere ogni cosa migliore. Si avverte l'enorme abisso che c'è nel mondo descritto da London prima dell'introduzione di questo sentimento e dopo. Un mondo dalle tinte cupe, brutale e implacabile lascia il posto a una realtà carica di colori, fatta di pace e armonia, anche se turbata in certi momenti da quell'oscurità che è così dura a morire.
Solo allora il più selvaggio dei lupi, quale è Zanna Bianca, non può far altro che abbandonarsi alla splendida felicità che è insita nell'amare. Anche se è difficile cambiare un'entità vivente che fin dalla nascita è stata abituata a percepire il mondo in una determinata maniera, a diffidare di tutto e tutti, a vivere in solitudine e a uccidere per sopravvivere, l'amore è in grado di renderla migliore.
L'amore è la chiave. Esso rende il brutto più bello, il cattivo più buono e il selvaggio, addomesticato.
"Se il cucciolo avesse pensato alla maniera degli uomini, avrebbe potuto definire la vita un continuo, vorace appetito, e il mondo un luogo in cui si incrociava una moltitudine di appetiti che si inseguivano o erano inseguiti, che erano cacciatori o cacciagione, che mangiavano o erano mangiati. E tutto ciò in una cieca confusione di violenza e disordine, in un caos i di ingordigia e di stragi dominato dal caso, impietoso, fortuito e infinito."
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Commenti
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Io non smetterò, ed ho in coda tanti altri classici tra cui "Il libro della giungla" e dello stesso London "Il richiamo della foresta". Poi ce ne sono tanti e tanti altri...
Meno male che la letteratura non ci lascia mai a secco!
Grazie ancora,
Vale.
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Ferruccio