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Le notti bianche
 
Le notti bianche 2016-03-08 10:02:03 Mian88
Voto medio 
 
4.8
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
5.0
Mian88 Opinione inserita da Mian88    08 Marzo, 2016
#1 recensione  -   Guarda tutte le mie opinioni

Il sognatore e la sua Nasten'ka

Nonostante le sue cento e poco più pagine, “Le notti bianche” contiene al suo interno l’intero pensiero Dostoevskijano. Due i protagonisti, il sognatore e la diciassettenne Nasten’ka, due personalità che tra le mura di una Pietroburgo deserta, malinconica, magica, quella appunto delle notti bianche, e dunque ben diversa dal sovraffollamento angosciante e/o dal borgo popolato di fantasmi e spaventose ombre dei romanzi di maggior successo dell’autore, vivono un dramma, una emarginazione, un’apparente riunione per un’inevitabile finale separazione.
L’ambientazione è il primo strumento utilizzato dal russo per descrivere della grande solitudine dell’eroe; le ampie dimensioni della città hanno il solo scopo, con il loro apparir ed essere vuote e spoglie, di rappresentare l’isolamento di costui, di evidenziarne la tragedia. E come non rivivere quelle letture romantiche proprie dell’epoca, proprie del protagonista sognatore che, dinanzi alla ringhiera di un canale e di poi su una panchina, concentra tutto il suo sentimento.
Il racconto è suddiviso in una prima ed una seconda notte alla quale si intervalla, antecedentemente alla terza, la storia di Nasten’ka, e a cui nuovamente ne segue una quarta ed infine il mattino. Dostoevskij prima ci descrive chi è e cosa è il sognatore (“un sognatore – se è necessaria una sua definizione precisa – non è una persona, ma, sapete, un essere di genere neutro. Si stabilisce il più delle volte in qualche angolo inaccessibile, come se ci si nascondesse perfino dalla luce del giorno, e quando poi si rifugia a casa, allora si radica al suo angolo come una lumaca, o almeno, è molto simile in questo atteggiamento a quell’interessante animale che è animale e casa insieme, che si chiama tartaruga” p. 55/56 ed. integrale), incentrandolo in un contesto primaverile di Pietroburgo dove al risvegliarsi della natura consegue l’abbandono della città per le case di campagna e quindi l’effettività di un uomo che resta solo, senza amici e/o affetti, lui che in quel luogo ci abita da anni e mai è riuscito a crear un legame se non con i palazzi e le strutture architettoniche che lo circondano. L’incontro con la giovane rappresenta il primo vero ed autentico contatto con un altro essere umano ed è la molla che lo risveglia dal torpore facendogli comprendere quel che ha perso. La realtà si scontra con l’immaginario .
Altro tratto distintivo che caratterizza la novella è la qualità stilistica interamente strutturata dal dialogo tra i due protagonisti, voci dalle quali trapelano, seppur sommariamente e per breve tempo, le figure della nonna e dell’amante della ragazza. Muta altresì anche lo stile narrativo, che ha inizio con elogi e ricche descrizioni del luogo, nonché con un iniziale assaggio delle inquietudini del protagonista per passare ad un monologo di quest’ultimo su se stesso. Al suo linguaggio erudito e forbito si alterna quello più colloquiale della donna, la quale accosta la spontaneità che le è propria per inesperienza di vita a quella soffusa della femme civettuevola e maliziosa desiderosa di abbandonare quel che la tiene “incatenata”.
L’uomo dostoevskijano è pertanto un soggetto in crisi, che non riesce a vedere con chiarezza nel proprio intimo e in quello dell’umanità, un individuo isolato, e che, dopo un lungo conflitto tra reale ed irreale, giunge ad una riflessione morale di indiscusso valore. Breve ma intenso, una lettura semplicemente piacevolissima.

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Commenti

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Ciao Maria.
Recensione molto bella con interessanti notazioni.
In risposta ad un precedente commento
Mian88
09 Marzo, 2016
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Grazie Emilio, ho sempre il timore di non riuscire ad esprimere appieno il valore di opere di tal genere. Le tue parole mi rincuorano!
Brava MIan
Da poco ho letto anch'io questo bel libro e condivido la bella recensione
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