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Nistagmo a occhi aperti
Epicentro del movimento di avanguardia letteraria chiamato Jung Wien (Giovane Vienna), icona del successo dei letterati viennesi in patria e all’estero, poliedrico autore di commedie, romanzi e racconti, Schnitzler è senza dubbio un autore da conoscere.
L’intera produzione ruota intorno ai nuclei tematici di amore e morte, è votata alla rappresentazione dei reconditi labirinti mentali della psiche umana ed è attraversata dall’analisi della società viennese a cavallo dei due secoli. Quest’ultimo aspetto ritrova una tale aderenza alla realtà che gli stessi personaggi portati in scena nei suoi lavori teatrali erano perfettamente riconducibili alla buona borghesia fatta di benestanti viennesi: professionisti e intellettuali. Regina indiscussa è poi la fine ambientazione viennese, la città è lo scenario ideale per l’incontro e lo scontro di molteplici direttrici culturali e umane. È lo sfondo degli studi freudiani, è il palcoscenico del tramonto della bella epoque, è il tavolato su cui battono i primi passi le avanguardie letterarie ma soprattutto pittoriche con la Secessione viennese, è inoltre la triste e decadente città che vede una nuova generazione nutrirsi di falsi ideali, soccombere alla fine dell’impero, scoprire la frivolezza dei propri vissuti.
Tutto questo si ritrova anche in questa novella benché essa si situi cronologicamente oltre e, superata la prima guerra mondiale, l’epidemia di spagnola che decretò la morte dei più noti pittori, e il tremendo dopoguerra, vada a situarsi nel 1925.
Protagonista della storia narrata è una coppia borghese, lui medico, lei moglie, madre, amante. Impossibile per me sganciarli visivamente dalla coppia cinematografica, peraltro perfetta, di Cruise-Kidman, vero e unico cruccio della mia lettura. Non amo essere depauperata del mio immaginario. Rispetto agli altri elementi, nonostante la potenza visiva lasciata dal film, all’epoca da me poco apprezzato e gradito, posso affermare che l’ incisività della parola scritta, l’impianto scenico, la tecnica narrativa sono tali che rimane veramente ampio spazio di trasposizione visiva del tutto personale. Altro protagonista non secondario è il bel mondo viennese, notturno, ambiguo, pericoloso; il rifugio da esso può essere ricercato, paradossalmente, proprio in quel quadretto borghese la cui apparente modestia e tranquillità viene messa in discussione. Se la notte pullula di orge, di misfatti, di prostituzione, quanto è fermo l’universo dei valori pacifici di una giovane coppia? Pullula anch’essa di sogni bramati, inseguiti e irrealizzati? Se ne nutre? Vi convive assopendone gli impulsi più vitali? Rimane restia ad ogni ammorbamento? La condotta di Fridolin parrebbe convincerci in questo senso, quella di Albertine è sicuramente più ambigua e interessante.
La parola ipnotica, le atmosfere suggestive, le contaminazioni letterarie mi hanno incollata alle pagine, lo sconfinamento della realtà nel sogno e viceversa sono il nucleo della lettura e hanno avuto il potere di confondere e ammaliare. Lettura veramente interessante e consigliata.
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vorrei precisare però che io intendevo semplicemente dire che nonostante la potenza visiva del film, lo scritto per fortuna lascia ampi margini di immaginario anche a chi ha già visto il film. In generale poi non amo le trasposizioni cinematografiche, per me sono un furto ai danni del lettore. Ciao
Anche io penso che in genere sia difficile trasporre al cinema la grande letteratura: quasi mai il cinema è in grado di tradurre l'infinita varietà di sfaccettature di cui si compone una grande storia scritta.
Faccio però una eccezione per Kubrick, che ha quasi sempre tratto da testi i suoi film (a volte da testi non grandissimi) in molti casi esaltandone le potenzialità evocative grazie alla sua straordinaria capacità di associare le immagini (e che immagini!) alla musica (si pensi ad Arancia meccanica o a quel capolavoro assoluto che è Barry Lyndon). Forse Eyes Wide Shut non è il miglior Kubrick, sicuramente l'interpretazione impacciatissima di Tom Cruise non è all'altezza, ma EWS per me rimane un grande film che rende benissimo, anche paradossalmente grazie alla trasposizione newyorkese, le atmosfere Schnitzleriane.
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Bella contestualizzazione storico-culturale.
Non conosco questo libro, ma ho letto altri testi dell'autore, che trovo molto originale e 'moderno' per lo stile letterario.