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I personaggi di Kundera
Finalmente ho capito che cosa mi urta nei libri di questo autore: l'apparente freddezza dei personaggi maschili che si scontra con la vulnerabilità di quelli femminili. Sembra quasi che gli uomini siano spettatori, avulsi dalla storia; che non abbiano proprio modo di evitare di fare soffrire chi hanno intorno. Reagiscono al dolore immergendosi in una nebbia isolante, sembrano intoccabili. Invece, i personaggi femminili soffrono follemente, si scontrano con l'ineluttabilità degli atteggiamenti di mariti e amanti, si sentono inadeguati, sballottati in un mondo in cui non hanno voce in capitolo. Kundera scrive bene e fa delle riflessioni acute, profonde, belle. Sicuramente da leggere, ma io lo trovo tristissimo. Il titolo si riferisce alla scarsa capacità dell'uomo di memorizzare il passato; se i ricordi non sono raccontati, commentati, risvegliati di continuo nei discorsi tendono a sparire e l'uomo vive ignorando una parte importante di se stesso, di quanto ha concorso alla sua formazione.
Ecco un brano tratto da "L'ignoranza" (a pag. 44): "D'improvviso, Irena è paralizzata da una visione: un gruppo di donne corre verso di lei brandendo dei boccali di birra e ridendo sgangheratamente. Lei coglie qualche parola in ceco e realizza con terrore che non è in Francia, che è a Praga ed è perduta".
Un altro passo che mi è piaciuto perché è uno dei pochi in cui anche gli uomini mostrano un lato umano - la paura della morte - è a pagina 57: "Suona e suo fratello, che ha cinque anni più di lui, apre la porta. Si stringono la mano e i guardano. Sono sguardi di un'immensa intensità e loro sanno esattamente di che si tratta; rapidamente, discretamente, il fratello spia nel fratello i capelli, le rughe, i denti; ciascuno sa quel che cerca nel viso che ha di fronte e ciascuno sa che l'altro cerca la stessa cosa nel suo. Ne provano vergogna, perché quel che cercano è la probabile distanza che separa l'altro dalla morte o meglio, per dirlo in maniera più brutale, cercano nell'altro la morte che traspare". Eppure, devo ammettere che mi scandalizza un po' questa competizione; dopo anni di separazione, due fratelli dovrebbero gettarsi l'uno nelle braccia dell'altro; Kundera è molto realistico e mi fa venire in mente il detto 'amor di fratello amor di coltello'. Mi viene spontaneo chiedermi: se i personaggi fossero stati due sorelle, i sentimenti sarebbero stati gli stessi? Avrebbero spiato l'una nell'altra, i segni dell'invecchiamento o avrebbero ritrovato un legame che pareva perduto? Avrebbero sperato nell'appoggio e nella fiducia reciproche? Probabile, ricordando la linea di Kundera che, stranamente, spesso propone l'idea della solidarietà femminile come arma di difesa dall'egoismo maschile.
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