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Bubù di Montparnasse
 
Bubù di Montparnasse 2016-02-03 09:52:54 sonia fascendini
Voto medio 
 
3.3
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
3.0
sonia fascendini Opinione inserita da sonia fascendini    03 Febbraio, 2016
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Il magnaccia e la sua prostituta

Siamo nella Parigi di inzio '900. Più precisamente ci troviamo nella zona della città più malfamata. Quella povera, ma anche quella che ha ceduto di fronte alle avversità, e quella che ha invece pensato di aprofittarsi delle miserie degli altri. Uno di questi è Bubù.
"Fu così che Berta diventò prostituta e Maurizio diventò uno scioperato. Era intelligente, viveva a Parigi dove i piaceri urlano passando, dapprima aveva lavorato, poi aveva capito che i lavoratori che sfaticano e soffrono sono degli sciocchi. Divenne sfruttatore perchè viveva in una società piena di ricchi molto forti che determinano le vocazioni. Vogliono aver donne coi loro soldi. Perciò bisogna che ci siano magnaccia a procurargliele."
Questo brano sintetizza il modo in cui Bubù e tutti quelli come lui giustificano il loro essere dei delinquenti. Un pò nello stesso modo lo fanno anche le loro donne: sperdute, indifese e a loro modo innocenti. Neppure le botte, gli insulti o la sifilide sono in grado di fare capire loro che questa non è vivere e forse neppure sopravvivere. Comunque nel caso venisse loro qualche dubbio gli viene fatto passare a suon di ceffoni.
Un libro decisamente triste, che ci apre una finestra su una delle miserie del mondo ancora diffuse. Scritto in modo scorrevole, con capitoli brevi e pochi personaggi, quindi senza nessuna difficoltà a seguirne la trama. Anche quella semplice e con un finale piuttosto scontato, anche se realistico.
L'autore di questo libro è stato definito "il piccolo poeta delle fogne" mi sembra che questa defiinizione sia troppo lusinghiera per gli aguzzini di questa storia e per niente comprensiva nei confronti delle vittime. Non condivido, invece appioppare l'epiteto di poeta a chi in definitiva giustifica uno sfruttatore dando la colpa alla società o alla sua natura. Temo inoltre ci sia ben poco di poetico nella miseria, nella rinuncia o nel sentirsi talmente perdenti da non meritare niente di buono.

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Commenti

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Bel commento, Sonia.
A me il libro è piaciuto ancor meno di quanto sia piaciuto a te. L'ho trovato forzato, scritto in modo naturalistico quando il Naturalismo ormai era al tramonto, aveva perso la sua forza vitale, la sua stessa credibilità, un una cultura sempre più simbolista, col Decadentismo che costituiva la novità. Un libro senza freschezza, nato già vecchio.
Di solito leggo i libri riflettendo poco sul periodo storico ed artistico in cui sono stati concepiti perchè mi piace concentrarmi sul piacere della letturta. Tenendo conto del contesto storico da cui proviene questo libro sono del tutto c'accordo con te ciao
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