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IL DRAMMA DELLA VOLONTA'
Nel suo romanzo più amato e poco apprezzato dal pubblico vittoriano Trollope (1815-1882) mette a confronto due volontà speculari nella fermezza e nella capacità di condizionare ma opposte negli esiti: la Contessa Lovel si è condannata all’infelicità pur di entrare a far parte della società dei “gentiluomini”, sua figlia Lady Anna invece preferisce il rispetto della propria coscienza rimanendo fedele al “sarto” che le è stato vicino soccorrendo lei è la madre quando erano disprezzate dalla società. Il terreno di scontro sono le convenzioni e i pregiudizi della mentalità vittoriana, contraria a “qualsiasi mescolanza di rango”: riottenere il titolo e i beni del marito nobile e “malvagio” è l’unica ragione di vita della madre, obiettivi a cui invece la figlia non è disposta a sacrificare futuro e felicità. Le due si amano profondamente, ma la dannazione dell’una coincide con la salvezza dell’altra: la madre vorrebbe imporre alla figlia il matrimonio con il cugino che le consentirebbe di essere ammessa a pieno titolo fra i “gentiluomini” e la figlia non assecondandola diventa la sua peggior nemica. Il cuore del libro è la tensione dovuta all’interiorizzazione del conflitto da parte delle due protagonista e il suo riverberarsi negli schemi comportamentali di una società che al di là dei pregiudizi parrebbe sempre schierarsi dalla parte di chi vince le battaglie.
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Dell'autore ho letto solo "La canonica di F." , ma ho subito capito che si tratta di un grande scrittore che ci offre letture rilassanti ma istruttive, capace di una sottile ironia, molto inglese.