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La bella delinquenza
Probabilmente , chissa’, realmente vissuto, le vicende di Robin Hood sono state talmente narrate e rappresentate nei secoli da connotarlo come un personaggio prevalentemente leggendario.
Cosi’ e’ anche per la qui proposta opera di Dumas, dove le note in calce al testo ci indicano continue discrepanze con gli archivi storici, ma poco importa, si tratta in fondo di un piacevole intrattenimento.
Eccoci allora a tu per tu con uno dei delinquenti piu’ auspicabili cui potremmo oggi ambire, il nobile sassone defraudato di titoli e possedimenti dall’invasore normanno, rifugiato nella foresta, sopravvive rubando ai facoltosi nemici di passaggio per poi distribuire ai poveri il ricco bottino.
L’allegra brigata di briganti gentiluomini vissuti tra la fine del 1100 ed il 1200 ci offre uno spaccato dove amicizia, fedelta’ e lealta’ sono inferiori per potenza solo all’amor cortese tra gli abili arcieri e le splendide giovani donne che si uniscono a loro in matrimonio, in una gremita comunita’ che vive armoniosamente , immersa nella natura.
Una situazione di benevola e frizzante illegalita’ , dove superbia e potere non possono convivere nella pacifica ed avventurosa quotidianita’ nei boschi di Sherwood , di cui Dumas ci offre una pregevole panoramica. Realistica la descrizione dei luoghi, piu’ che miraggio essa pare viva proiezione tra alberi secolari, fiori di campo dai vividi colori e un diffuso profumo di foglie e corteccia .
Indossando senza celare i suoi anni, la penna ben si adatta al contenuto e procede col guizzo allegro di una lepre a primavera, saltellando briosa anche nei momenti piu’ tragici.
A mio avviso non tra le migliori opere dell'autore ma comunque gradevole , per il suo Robin Hood e’ inevitabile nutrire una franca, sana simpatia. Buona lettura.