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Quel demone che è un oblio eterno
Non è certo il Dostoevskij immenso letto nei Karamazov, né quello geniale de "Le notti bianche", ma "Il giocatore" rimane un'opera di rilievo nel mezzo dei capolavori dello scrittore russo.
Nella sua perenne analisi degli abissi dell'uomo, stavolta egli si imbatte in uno di quelli al quale è più difficile sfuggire, quello del gioco, e lo fa con il suo stile inconfondibile, che riesce sempre a coinvolgere emotivamente.
Ne "Il giocatore" ci vengono narrate le vicende del giovane Aleksej Ivanovic, precettore dei figli di un generale ormai caduto in disgrazia economica, profondamente innamorato della figliastra di quest'ultimo.
Dal titolo piuttosto eloquente, si potrebbe presagire che il nostro cammino sia a fianco a fianco al nostro protagonista mentre egli per la maggior parte del tempo si conduce alla sua stessa rovina di fronte alla diabolica Roulette. Errore.
La sua caduta non sarà così eclatante, né il demone del gioco lo aggredirà così repentino e aggressivo. Esso è un male furbo e paziente. Esso si insinua, come ogni male oltremodo pericoloso, in maniera silenziosa nella vita del giovane, prendendone subdolamente possesso mentre egli è distratto e reso senza difese dalle assurde vicende che si susseguono nella famiglia, e dal suo amore che sembra non essere corrisposto. Una volta insinuatosi, il suo attacco sarà violento e improvviso, ancora più pericoloso perché proveniente dall'interno. La rovina viene rapida come uno sbatter d'occhi, e l'abisso in cui egli cade è senza fine né via d'uscita.
Nulla può tirarvi fuori da quel pozzo senza fondo, nemmeno l'amore che avete desiderato per tutta la vita, e nemmeno se è stato proprio quell'amore a gettarvici, nella speranza che avevate di conquistarlo. Anche se questo si rivelasse in tutta la sua luce, dopo che per tempo indefinibile era stato solo tenebre fitte, non avrebbe il potere di salvarvi.
Si diventa schiavi di un male dal quale crediamo di poterci liberare in qualsiasi momento, come se fosse soltanto questione di volontà; continuiamo a sottovalutarlo come quando ancora non ci aveva ghermito del tutto, ma scoprendo ogni momento che da esso non possiamo più scappare e che siamo soltanto burattini nelle sue mani, avendo perso ogni potere sulla nostra vita e le nostre scelte. Esse si limitano al furioso rimbalzare di una pallina su un frenetico cerchio rotante, che ormai detiene l'assoluto potere sul nostro destino e ne sceglie i colori al posto nostro.
"Vi siete fatto di legno - egli osservó, - non solo avete rinunciato alla vita, agli interessi vostri e a quelli sociali, ai vostri doveri di cittadino e di uomo, ai vostri amici, non solo avete rinunciato a ogni altro scopo, tranne quello di vincere al gioco: avete rinunciato perfino ai vostri ricordi. Vi ricordo in un momento ardente e intenso della vostra vita; ma sono sicuro che avete dimenticato tutte le vostre migliori impressioni d'allora; I vostri sogni, i vostri desideri quotidiani di adesso non vanno oltre il pair, il dispair, il rouge, il noire, le 12 cifre centrali e così via, e così via, ne sono certo!"
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Commenti
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Vale.
lo lessi tanto tempo fa e sinceramente il ricordo si è annebbiato parecchio....
tra le letture di quest'anno mi aspetta Karamazov
I Karamazov sono una lettura mastodontica, ma sono di una profondità che mastodontica lo è altrettanto! È un'opera meravigliosa in cui si legge Dostoevskij in tutte le sue sfaccettature più profonde… Non te ne pentirai!
Vale.
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