Dettagli Recensione
Longevo
E' quasi inutile aggiungere una nuova recensione a questo colosso che tiene la classifica da circa duecento anni. Se i nostri avi, hanno avuto la facoltà di leggerlo a puntate, a noi è permesso leggerlo tutto di un fiato, in tomo di ragguardevole entità. Chi non l'ha letto, almeno l'ha sentito nominare e se molti si lasciano scoraggiare dalle numerose pagine, altrettanti si avventurano nella lettura anche solo per il gusto del sentito dire, attratti dall'aura che lo circonda.
Il malcapitato si accorge subito delle innumerevoli ripetizioni di scene, delle parole riempitive, in breve del “brodo allungato” al fine di aumentare il profitto. Si narra che non furono le muse a ispirare Dumas durante “Il Conte di Montecristo”, ma il desiderio di trarne il maggior guadagno imponendo alla scrittura più pagine possibile.
Nasce cosi, uno scritto prolisso e ripetitivo, capace però di affascinare per generazioni. Intrighi, vendette, feste di palazzo, veleni, carrozze, castelli, ripetuti e descritti più volte, attanagliano e producono un romanzo sfavillante, chimerico e mistificatorio.
Il trucco? Sicuramente l'aver centrato il romanzo su un angelo vendicatore.
Edmond Dantes non è che un poveraccio ingiustamente colpito, che non soccombe sotto le scudisciate del potere ingiusto e pilotato, si rialza, risorge e si vendica.
Marsiglia, Parigi, Roma passando per la verdeggiante Montecristo fanno da sfondo alle vicende di un bravo marinaio destinato a una vita semplice, al massimo comandante di vascello, ottimo figlio, bravo fidanzato, devoto futuro marito colpito dalla giustizia fasulla, dal potere subdolo che lo trasforma nel Conte di Montecristo, uomo di potere, schifosamente ricco, plasmatore di vita e di società a proprio piacimento. Dantes e Montecristo, due facce di una stessa medaglia: ecco il protagonista, l'unico, il solo, il trascinatore delle scene. Personaggio in crescendo, sempre capace con i suoi comportamenti di stupire, da grezzo uomo di mare a sofisticato signore, mago del “bon ton” e dell'eleganza, da sempliciotto a freddo calcolatore. Messo di Dio, fautore delle trame della divina Provvidenza fino all'ultima atroce vendetta nei confronti di chi ha dato inizio alla sua sfortunata vicenda.
Metamorfosi dall'acqua, dal mare davanti al Castello d'If alle corti parigine per colpire i cattivi e allo stesso tempo scoprire di non essere più se stesso, di non poter trovare soddisfazione per il tempo passato inadeguatamente. Sconcertato, subisce, grazie all'amore, una nuova trasformazione tornando ad essere Edmond Dantes, sicuramente più vecchio, ma al contempo libero dal rimorso, perdonato da Dio, semplice, ma franco .
Enorme la vastità psicologica dell'essere umano raccontata attraverso questo attore da un Dumas psicologo, il cui operato crea anche altri attori ragguardevoli, sicuramente di contorno rispetto al protagonista, ma di ottima fattura come il vile Villefort, il subdolo Danglars, la debole Mercedes e altri ciascuno esaltato dalla propria caratterizzazione, sfaccettati nel proprio profilo.
In due parole un romanzo complesso, scritto male che non invecchia e costantemente ammalia i suoi lettori!