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Un classico moderno
"Lo straniero" di Camus è un libro non facile da commentare. Prendo in prestito le parole di Calvino, e cioè che un classico è un libro "che non finisce mai di dire quel che ha da dire", perchè Lo straniero è senza dubbio un classico moderno (e non è un ossimoro questo). Difficile spiegare esattamente cosa ti smuove dentro questo libro; non lascia sensazioni immediate, ma lascia piuttosto riflessioni nei giorni a seguire. Tutti, almeno in una circostanza nella nostra vita, siamo stati stranieri nel senso che c'insegna Camus. In patria, in società, nella nostra famiglia, abbiamo provato questo senso di estraneità rispetto a tutto. Mersault va a morte, e le ultime pagine del romanzo, che sono poi le ultime ore della sua vita, sono strazianti. Cosa resta dunque, alla fine, del suo personaggio? Probabilmente la sua sconfinata ed irritante indifferenza verso il mondo intero; la sua insanabile apatia. Ma anche, in fondo, la sua capacità di rimanere sempre fedele alla sua lucida visione del mondo e dei sentimenti; il suo riuscire stoicamente a non concedere mai agli altri (che siano l'avvocato dell'accusa, il prete, la gente che lo vede il giorno del funerale della madre) ciò che questi si aspettano da lui. E' ingeneroso, Mersault, ma alla fine ci colpisce la sua capacità di vedere il reale, senza mai concedersi appigli nelle illusorie consolazioni che gli vengono proposte (ad esempio la religione). In questo senso, credo, Camus descrive uno stato d'animo proprio dell'uomo del Novecento, ed in questo modo diventa un classico intramontabile.