Dettagli Recensione
Vede cose che noi umani non possiamo immaginare
Recentemente mi sono imbattuta nelle “Venti regole per scrivere romanzi polizieschi”, un articolo del 1928 del giallista S.S. Van Dine che esordisce così: “Il lettore deve avere le stesse possibilità del poliziotto di risolvere il mistero. Tutti gli indizi e le tracce debbono essere chiaramente elencati e descritti”.
Fermo restando che a mio parere in letteratura le regole poco valgono (e lo dimostra anche il fatto che, nella mia ignoranza, io Van Dine nemmeno lo conoscessi mentre la fama di Conan Doyle non ha certo bisogno di commenti), queste parole mi sono tornate in mente leggendo “Uno studio in rosso” perché ho chiuso il libro con la sensazione vagamente frustrante che a me lettrice Arthur Conan Doyle non abbia purtroppo dato alcuna possibilità di risolvere il mistero. Le carte infatti non vengono svelate con l’avanzare della storia ma tenute saldamente coperte nelle mani di Sherlock Holmes che, naturalmente, alla fine cala il suo poker d’assi. Secondo il mio gusto di lettrice moderna, cresciuta a pane e Poirot, è questa la caratteristica che più inficia la piacevolezza del romanzo.
Ciononostante, nessuno nega a quest’opera non soltanto il proprio valore letterario ma anche quell’aura “sentimentale” che accompagna la prima apparizione di Sherlock Holmes, il primo incontro con il dottor Watson, la prima indagine in cui fa sfoggio delle proprie eccezionali capacità deduttive.
Bellissima l’ambientazione, che ci avvolge nello spesso e grigio fumo londinese di fine Ottocento. Elegante la scrittura, di alta qualità stilistica e descrittiva. Ma è il carisma di questo personaggio inimitabile e ormai iconico che conquista davvero: presuntuoso, antipatico, un po’ cinico, Sherlock Holmes non può certo lasciare indifferenti con il suo carattere innovativo, la sua genialità acuta, le sue sentenze laconiche. Fascino assicurato.
Immancabile lettura quindi per gli appassionati sherlockiani, per gli amanti del giallo e non solo.
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Commenti
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Sherlock Holmes è davvero un personaggio magnetico, che vale la pena conoscere dalle pagine del suo autore!
La penna di Doyle è comunque così piacevole che ha il grande pregio di rilassare e divertire!
Ma hai ragione, sul fascino di Sherlock non si discute! Grazie per il tuo commento, Silvia.
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Non l'ho ancora terminato, ma mi trovo d'accordo con il tuo commento.
Comunque, del romanzo, anch'io sono rimasta ammaliata dall'originalità del personaggio, con il suo carattere spigoloso e imprevedibile e dal "clima" londinese di fine ottocento, carico di suggestioni e rimandi.