Dettagli Recensione
La felicità nell'ignoranza?
"I capricci di Cupido": si potrebbe riassumere così la trama di questa splendida commedia shakespeariana, perfetta traduzione in parole di quei sentimenti di vendetta, gelosia, lussuria, frenesia e sofferenza che l'Amore provoca in ognuno di noi quando, per fortuna o sfortuna, ci innamoriamo.
Sottolineo per fortuna o sfortuna per un motivo: perché non sempre innamorarsi eleva il nostro spirito tra le vette più sublimi e celestiali del paradiso, come affermerebbe qualcuno ma, nella maggior parte dei casi, quello che si ottiene è miseria e delusione.
Vedete Titania che finisce per innamorarsi di un asino..certamente, non per sua volontà, ma non è forse questa una metafora? quante volte ci siamo ritrovati a giudicare una persona di nostra conoscenza, ritrovandoci a pensare: "Ma come diavolo fa a stare con uno/a del genere? Sarà forse impazzito/a?".
Non per nulla si dice: "L'amore è cieco".. allora io mi domando, ed è questo il frutto della riflessione dovuta alla lettura di questo libro: cosa importa davvero? essere consapevoli della persona che si ha accanto e per questo avere un potere maggiore, come Oberon su Titania? oppure sarebbe meglio ignorare la nostra condizione, vivere in serenità, accontentandosi della pacifica convivenza e reciproca sopportazione, senza star lì a pretendere troppo, beandosi nella totalizzante sensazione di essere arrivati ad un punto in cui tutto sembra perfetto, come Titania innamorata di un asino, che sì era ridicola, così persa per il muso e le orecchie di un ciuco, ma, cosa da non sottovalutare, felice?
Non è forse questa la sensazione che si prova quando si è innamorati? E cosa importantissima, a prescindere di CHI si è innamorati?
Ecco, secondo me, lo scopo di questa commedia: farci capire che alla fine è tutto un gioco di casualità e all'improvviso non sei più padrone di te stesso, che sia per colpa della viola del pensiero come Lisandro o Demetrio, innamorati prima della stessa donna, poi di un altra, poi di quella che Shakespeare ha assegnato loro allo scopo del lieto fine, in un intreccio stordente, sia per un capriccio volontario, come il tranello di Oberon a Titania, alla fine siamo tutti destinati a cadere.
Allora mi chiedo: chi toccherà a me? Alla viola del pensiero non si comanda. Potrei innamorarmi di un principe, come Lisandro, con la stessa probabilità di come potrei perdere la testa per un asino qualsiasi. E' tutto nelle mani del Puck della situazione, che a me sembra una perfetta metafora del nostro contemporaneo Cupido, che scaglia le sue frecce a destra e a manca senza un ragionevole senso logico.
Quante volte ci è capitata questa situazione: tu-ami-lui-ma-lui-ama-l'altra-che-ama-a-sua-volta-un-altro-che-non-sa-nemmeno-che-esiste? credo che a tutti, almeno una volta nella vita, sia capitato un Puck che ci ha incasinati la vita con le sue magiche ma crudeli pozioni.
E quante volte avremmo voluto, pur di essere a tutti costi felici, essere ignoranti? Non si dice forse: "Chi più sa, più soffre?".
Allora il senso, secondo me, è questo: fare una scelta tra il sapere e il non sapere, tenendo conto che noi possiamo fare tutti i nostri calcoli, ma sarà la viola del pensiero a scegliere per noi.