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Orfeo e le Menadi!
Ne Il carteggio Aspern di Henry James “Orfeo e le Menadi” sono il poeta Aspern e la coppia di signore che custodisce il misterioso carteggio (“Oh, ha tutto!”) – preziosa testimonianza in possesso dell’amante ultracentenaria – in un palazzo veneziano nel quale il critico-narratore si introduce con un preciso intento acquisitivo.
Per ottenere lo scopo (“Per me è il poeta dei poeti – lo conosco quasi a memoria”), il critico fa leva sulla cupidigia di Juliana, ma il percorso è irto di difficoltà che principalmente risiedono nella personalità delle signorine Bordereau (“Chissà quali riti di ennui andassero mai celebrando le signorine Bordereau nelle loro oscure stanze”).
E proprio nella caratterizzazione delle due donne (“Le signorine Bordereau costituivano un tipo del tutto nuovo dell’americano in contumacia”), oltre che nella fascinosa ambientazione veneziana (“Le mie carte frusciavano nell’errabonda brezza dell’Adriatico”), risiede la potenza narrativa di un’opera originale nella letteratura di tensione sottile e di alto bordo: da un lato miss Tina (“Alta, tremula zitella”), dall’altro “la divina Juliana come teschio ghignante”: “Conoscenza esoterica – ecco cosa rappresentava quella vecchia”.
Le manovre di accerchiamento del critico sono macchinose ed economicamente dispendiose (“Un ritratto del dio. Non so cosa darei per vederlo”), la strategia implica la conquista della fiducia della diffidente Tina (“Non so che cosa abbia. Tiene tutto sotto chiave”) nel costante timore che Juliana compia l’irreparabile (“Ma perché non dovrebbe distruggere quelle carte? Oh, le ama troppo”), come certi atteggiamenti della vecchia lascerebbero presagire (“Lo strano suono della sua risata; fu come se il debole spettro vagante del tono antico sbucasse d’un tratto fuori con una capriola”).
L’epilogo è originale, in sintonia con il mistero decadente che aleggia sui personaggi e sull’ambientazione miasmatica. A ben vedere, “Orfeo e le Menadi” sono anche il narratore e le signorine…
Giudizio finale: trilaterale, lagunare, epigrammatico.
Bruno Elpis
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Commenti
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@ Laura: ahahah, io e te dovremmo brevettarla questa formula :-)
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La scrittura di H. James è proprio straordinaria.