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Il vuoto dell'esistenza
La donna entra nella piccola camera. Nell'odore ancora denso di tabacco gli schiamazzi e le risate della festa si dissolvono in una eco lontana. La notizia di quel suicidio, nella sua sconcertante e ordinaria banalità, l'ha colpita. Il perché di una tale azione ferma per un istante il suo vorticoso andare di feste e ricevimenti. La sacerdotessa della mondanità si ferma e guarda fuori dalla finestra. Come mai non ha mai scambiato una parola con l'anziana signora della casa di fronte?
Ecco. Per la prima volta tutta la sua vita assume un senso. Gli errori, le stupidaggini, le rinunce, i rimorsi di 53 anni di esistenza si fanno sentire tutti insieme non come un macigno ma con una chiarezza allucinante. Hanno finalmente un senso. Il suo incessante e frenetico movimento non diviene altro che un brancolare nella fitta nebbia di Westminster fino agli ultimi rintocchi del Big Ben. I minuti, le ore, i giorni scorrono come sabbia tra le dita ma noi continuiamo a rimandare, a illuderci di essere padroni di chi in realtà ci domina. Perché abbiamo paura del nostro destino? Perché disprezziamo quella che resta l'unica nostra certezza? Non siamo altro che polvere e ombra che danza fino all'abbraccio della morte. Quel suicidio non è un atto di follia ma è estremo atto di coraggio e di abnegazione verso i flutti del tempo. Forte di questa verità, forte di questa riconquistata fiducia, la donna si alza e torna alla sua festa. Così Clarissa Dalloway tornò alla sua vita di tutti i giorni.
“La signora Dalloway disse che i fiori li avrebbe comprati lei”. Con questa semplice frase si apre una delle più lunghe ed affascinanti giornate della letteratura mondiale: il 13 giugno 1923. Armata di cappotto, alle 10 la rispettabilissima Mrs Dalloway lascia l'elegante dimora a Westminster per recarsi al fioraio di Bond Street. Un cielo terso velato da una tremola foschia accompagna questa conosciuta dama dell'alta società londinese che ha donato tutta se stessa nella scalata dello status sociale.
Mentre i passi avanzano per lo scivoloso marciapiede, tempo e spazio cominciano a confondersi, a dilatarsi nei sentieri tortuosi della memoria in cui riaffiorano le trame dei ricordi, delle amicizie di gioventù, delle esitazioni e dei sacrifici che l'hanno portata a essere una donna agiata e terribilmente sola. Così mentre il pensiero si invola lontano, la cara Mrs Dalloway non si accorge dei tanti volti che le passano accanto. Storie di successo, di povertà, di dolore, di mediocrità la sfiorano e tra di esse emerge quella di Septimus Warren Smith, giovane poeta reduce dalla Grande guerra affetto da allucinazioni da “schell shock” (trauma da esplosione). Due individui apparentemente inconciliabili ma incredibilmente affini: entrambi soli, entrambi dotati della capacità di comprendere la realtà dietro il fenomeno...
Da una trama evanescente che procede per intermittenze Virginia Woolf ha creato un'opera estremamente complessa, dai svariati piani di lettura.
Autobiografico: l'amata casa al mare di Clarissa a Bourton è l'amata casa al mare di Virginia in Cornovaglia e il male di vivere di Septimus è il male di vivere di Virginia.
Filosofico-esistenziale: La signora Dalloway è un romanzo sull'ambiguità di spazio e tempo, è una riflessione sull'irrealtà del reale che, nella sua irrequietezza, travolge l'uomo nella tempesta dei fenomeni e lo annega nella frenetiche onde della gioia e della sofferenza.
Storico-sociale: Virginia Woolf demolisce pezzo per pezzo la società inglese del primo dopoguerra, una waste land attraversata da ipocrisie e crudeltà.
Stilistico: l'autrice dà vita ad un'opera lirica, malinconica da leggere con le lenti dell'emozione e del sentimento, non della razionalità. Bisogna lasciarsi andare allo scorrere morbido e delicato di ricordi,immagini e allegorie e al susseguirsi dei preziosi cammei che rendono la narrazione unica. Il flusso di coscienza diviene il polo catalizzatore di un caleidoscopio di vite, intrecciate da fili sottili, impercettibili come le volute di un aereo o il correre di una bambina a Regent's Park. Buona lettura!
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Commenti
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Complimenti per la recensione davvero molto interessante.
L'Autrice è grandissima : "Gita al faro" è uno dei libri più belli fra quelli che ho letto.
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