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Due, dieci, cento Goljadkin
Un impiegato di Pietroburgo, già con qualche problema psichiatrrco, ma poco incline a seguire le indicazioni del suo medico viene umiliato durante la festa di compleanno della sua amata. Cacciato in malomodo non capisce quale sia la sua colpa. Così si inventa un perfetto sosia, del tutto uguale a lui nell'aspetto e nel nome. E' diverso da lui invece per il carattere. Frizzante, intraprendente, abile affabulatore, quando è necessario burlone e spiritoso. Diventa però anche il feroce persecutore del nostro eroe, che nel giro di quattro giorni perde definitivament il controllo di sè. O forse grazie al suo doppio sarà finalmente curato.
Il nostro doppio, quell'omino cattivo che fa le cose che noi vorremmo, ma non abbiamo il coraggio di fare è un tema sempre intrigante. Dostoevskij qui lo porta al'estremo.I discorsi deliranti, che il protagonista fa tra di sè, i progetti che pianifica per sconfiggere il suo menico sono certamente delle estremizzazioni di una mente malata. In realtà penso però che questo racconto avrebbe potuto essere inserito anche al giorno d'oggi. Gli episodi di cronaca di persone che uccidno per sciocchezze, girano nude per strada, danno in escandescenze senza motivo in luoghi pubblici potrebbero anche essere spiegate come tentativi di difesa da un doppione cattivo e dispettoso.
Questo fa parte di uno dei libri dell'autore russo certamente profondi ma anche abbastanza complessi da seguire. ritengo che merti di esere affrontato, ma con calma, magari a tappe, altrimenti si corre il rischio di perdersi nei meandri della mente del protagonista.
Interessante il confronto con "povera gente" pubblicato pochi mesi prima del "sosia", ma tanto diverso sia nel tema sia nello stile letterario.