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L’amore non esiste
“Soltanto noi uomini non lo sappiamo e non lo sappiamo perché non vogliamo saperlo; le donne sanno benissimo che l’amore più elevato, più poetico, come lo definiamo noi, non dipende dalle qualità morali, ma dalla vicinanza fisica e perfino dalla pettinatura, dal colore, dal taglio dell’abito…l’uomo mente quando parla di sentimenti elevati: a lui interessa solo il corpo, ecco perché perdona qualsiasi bassezza ma non perdona un abito fatto male, di cattivo gusto, di un brutto colore. Una civetta ne è conscia, ma qualsiasi ragazza innocente lo sa inconsciamente, come sanno gli animali.” In poche pagine Tolstoj demolisce il concetto di amore romantico e demonizza quello di amore carnale, smascherando i difetti di un rapporto tra uomo e donna pieno di imperfezioni e meschinità nascoste sotto una maschera ipocrita di virtù e felicità coniugale. L’amore non esiste, semmai si deve parlare di attrazione fisica, di bisogno carnale, di libido, un’impellenza sessuale che trasforma gli uomini in animali incapaci di controllare i propri istinti e rende le donne meri oggetti del desiderio, pienamente consapevoli del proprio ruolo di vittime ma anche della loro capacità di rendere gli uomini schiavi. L’unione dei sessi viene vista come una bestialità che soffoca la natura umana, un contratto di vendita con il quale una ragazza innocente viene offerta ad un depravato. Il fornicatore è trattato alla stregua dell’alcolizzato e del morfinomane, la sua fame sessuale lo trasforma in una bestia accecata dalla passione e pronta perfino ad uccidere. Lo sa bene il nostro Pozdnysev, uxoricida reo confesso, che durante un lungo viaggio in treno si sfoga con uno sconosciuto compagno di viaggio, raccontando la sua triste esperienza e, quasi a volersi giustificare in qualche modo, spiegando le ragioni che lo hanno portato a compiere il delitto. L’uomo, schiavo dei sensi e oppresso dalla gelosia, è prigioniero di un rapporto di reciproca avversione con la moglie che si aggrava di giorno in giorno e viene placato, di tanto in tanto, soltanto attraverso la loro unione carnale. L’ingresso in scena del musicista Truchacevskij e la particolare intesa che si verrà a creare tra lui e la moglie di Pozdnysev, alimenterà nel protagonista il germe del sospetto e lo spingerà a compiere un gesto estremo e drammatico. “Guardai i bambini, lei con i lividi sul viso e per la prima volta mi dimenticai di me stesso, delle mie ragioni, del mio orgoglio, per la prima volta vidi in lei un essere umano. E così insignificante mi apparve tutto ciò che mi aveva ferito, la mia gelosia e così significativo mi apparve ciò che avevo fatto, tanto che avrei voluto affondare il mio volto nella sua mano e chiedere: Perdonami!”
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