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L'uomo esiste solo dentro di sé
Se apri un libro di William Faulkner e non sai a che cosa vai incontro, sei un uomo finito. Nel caso in cui tu sia abbastanza temerario da arrivare all'ultima pagina, potresti trovarti a dire: "Ma che diavolo ho appena letto?".
Perciò, tu che stai aprendo "Mentre morivo", sappi che stai per imbatterti in una lettura oltremodo complessa, volutamente articolata. La complessità di Faulkner è dovuta al suo stile particolare, che attinge a piene mani dalla tecnica del flusso di coscienza, anche se in maniera meno marcata rispetto alla sua opera più conosciuta : "L'urlo e il furore".
È una tecnica che rende la lettura più ardua, ma adoperata da maestri come Faulkner diventa uno strumento infallibile per scrutare e caratterizzare in maniera unica e profondissima i personaggi.
Il libro è diviso in brevi capitoli, ognuno dei quali presenta un diverso Io narrante, alternandosi tra i vari protagonisti, approfondendo i loro diversi stati d'animo, le loro variegate reazioni agli stessi eventi, la loro distinta percezione della stessa realtà.
Perché ogni uomo è un essere a sé.
Il romanzo è incentrato su una famiglia di semplici contadini americani, i Bundren, che si trovano improvvisamente privati di un punto di riferimento, di un vero e proprio centro di equilibrio, la signora e madre Addie Bundren.
La sua morte manderà questa povera famiglia allo sbaraglio, palesando i limiti e i difetti di ogni componente della stessa.
Nell'adempimento dell'ultimo desiderio della defunta, ovvero quello di essere seppellita nella sua città natale, i Bundren intraprendono un breve viaggio che rende evidente la loro mancanza d'amore reciproco.
La peculiarità di Faulkner sta nello scrutare gli angoli più infimi dell'uomo, la sua meschinità, il suo egoismo incontrollato. L'autore non risparmia nemmeno la defunta, alla quale dedica un capitolo di ampio spessore letterario, in cui lo scrittore rende nota quella che è una sacrosanta verità: anche nella fine, rimaniamo gli stessi uomini che siamo stati da vivi, senza alcuna attenuante dovuta alla tragedia della morte.
La figura rassicurante della famiglia viene abbattuta, almeno come concetto universale. Perché vi sono realmente al mondo famiglie come i Bundren, i cui componenti sono carichi di rancore gli uni verso gli altri, risentiti per quei sacrifici fatti in nome della famiglia ma non realmente voluti in fondo al cuore.
Perché all'esterno non siamo gli uomini che siamo dentro; perché l'uomo può dare sfogo ai suoi reali e illegali pensieri solo dentro di sé, perché è solo e soltanto in questo luogo astratto che può essere ciò che è realmente, libero dal giudizio di un mondo falso e infettato da una fasulla normalità plasmata dall'ipocrisia delle leggi sociali.
Allora... Adesso sei consapevole di quello a cui vai incontro?
"Ma non sono poi tanto sicuro che uno abbia il diritto di dire che cosa è pazzo e che cosa non lo è. È come se dentro a ognuno ci fosse qualcuno che è al di lá dell'esser normale o dell'essere pazzo, e le cose normali e le cose pazze che fa le guarda con lo stesso orrore e lo stesso stupore."
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Commenti
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Faulkner è certamente difficile, ma il primo capitolo (quello di Ben), una volta "inquadrato" mi ha davvero spezzato il cuore per la tenerezza. Leggerò senz'altro anche questo.
Grazie!
Ciao, Vale.
Grazie per il commento, ciao!
Vale.
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Ferruccio