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L' 'eroe' nascosto
Libro pubblicato (a puntate) verso la metà dell'Ottocento, situa le vicende tra l'inizio del secondo decennio e gli anni Trenta di quel secolo, per un'estensione quindi di oltre un ventennio.
La letteratura inglese ha avuto un ampio Romanticismo, seguito da un Realismo meno 'ideologico' rispetto alla Francia e all'Italia. "La fiera delle vanità" può collocarsi in questo percorso di transizione : se intende rappresentare l'alta società del tempo, c'è però da dire che l'autore non rimane affatto estraneo alle vicende, anzi quasi manzonianamente le commenta, induce il lettore a riflettere.
Possiamo cogliervi anche istanze illuministiche nell'uso della satira per rappresentare arrivismo e ipocrisie, perbenismo e raggiro; con un'idea insomma di letteratura che corregga i vizi.
Protagoniste della scena, ricca borghesia e nobiltà.
Diversamente dall'Italia, dove la borghesia arricchita tendeva a vivere come l'aristocrazia parassitaria, in Inghilterra i nobili ambivano a far fruttare i loro beni economici con spirito imprenditoriale borghese, tanto da determinare una certa commistione fra le due classi sociali privilegiate. E' proprio in questo ambito che si muovono i personaggi.
Accanto alle due giovani protagoniste, amiche (si fa per dire), tratteggiate con opposti caratteri, si muove una serie di figure che delineano un quadro di alterne e movimentate vicende, con rapide svolte e colpi di scena. Mi pare che ciò crei un limite all'opera, perché talvolta il mutevole andamento della storia narrata non è abbastanza motivato nella costruzione del romanzo. Altra carenza a livello contenutistico, secondo me, sta nel non rilevante approfondimento psicologico, essendo i personaggi come mossi esternamente dall'autore.
Tali aspetti 'deboli' sono compensati da una capacità di forte rappresentazione socio-economica, da cui emergono stili di vita di un mondo tutto volto agli aspetti esteriori, al successo sociale, colti con acuminata vena satirica, che dà allo stile una vivacità e un'arguzia che contribuiscono a fare del libro una lettura piacevolissima anche per chi, come me, detesta le telenovele. Il tutto raccontato con una scrittura deliziosa, capace di donare alle pagine una lieve patina d'antan, che produce quella gradevolezza ottocentesca che la buona letteratura inglese del tempo sa dare a piene mani.
Lo scrittore ci avverte che nel testo non ci saranno eroi. A mio avviso, non è vero : il personaggio positivo, in qualche modo accostabile a Pierre di "Guerra e pace", emerge gradualmente lungo il racconto. Tale carattere si scopre ben prima della conclusione del poderoso romanzo. E il lettore, ovviamente, fa il tifo per lui.
Indicazioni utili
letteratura inglese dell'Ottocento.
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