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Anna Arkadevna
AVVISO SPOILER
IL romanzo capolavoro di Lev Nicolaev Tolstoj, ruota intorno alla vita di tre coppie che, per motivi diversi, rappresentano ogni possibile legame tra uomo e donna. Il libro si apre con le vicende di Stepan e Dolly, ingabbiati in un rapporto conforme ai canoni della società russa di fine ottocento. Gabbia da cui riesce ad evadere ogni tanto Stepan, ritagliandosi attimi di effimera felicità obbedendo ai suoi istinti primari come un bambino. Gabbia da cui non riesce ad uscire invece Dolly, scegliendo di trasformarla in un ambiente accogliente ma soprattutto pieno di dover ed impegni, in modo da impedire voli della fantasia troppo elevati. Quello che puntualmente accade quando, lasciatasi la famiglia alle spalle, si reca a trovare Anna, rimanendo impressionata dalla femminilità, dalla sensualità e dalla libertà che questa emana. Il loro è il tipico rapporto in cui si potrebbero riconoscere l maggioranza delle coppie esistenti. Completamente all’opposto la coppia Levin e Kitty, perfetto simbolo di come dovrebbe essere un’unione d’amore tra un uomo e una donna. Il loro non è un amore nato per caso o per forza maggiore, ma una libera scelta, un atto di volontà che non conosce fratture o debolezze con lo scorrere del tempo. Il perfetto esempio verso cui si desidererebbe tendere. La terza coppia protagonista è quella formata da Anna e Vronsky, ed appartiene alla categoria della passione incontrollata, senza ragione, a volte dolorosa, a volte esaltante ed alla fine tragica. L’amore che tutti vorremmo ed allo stesso tempo da cui tenersi alla larga. Un amore fuori dalle convenzioni sociali, che regala emozioni inarrivabili in altri tipi di rapporto, ma che chiede tantissimo a chi lo vive, sottraendogli la serenità. Un amore che non si esaurisce lentamente, ma che si spezza all’improvviso ferendo a morte gli amanti con le sue schegge acuminate.
Intorno a questi tre mondi così diversi tra loro, ma comunque legati da vicende e legami di parentela, Tolstoj tesse la sua storia con una penna molto delicata, senza mai affondare il colpo anche quando gli eventi sarebbero un invito a nozze per uno scrittore che ricerchi un facile consenso. Il romanzo si intitola come la protagonista, Anna Karenina, che io però preferisco chiamare con il suo nome di battesimo Anna Arkadevna, ma il protagonista assoluto è, secondo me, Levin. Un uomo dai principi apparentemente incrollabili, con una devozione assoluta verso la terra e il lavoro e con un amore senza incrinature verso la giovane e bella moglie Kitty. Un uomo che, ad un certo punto, si interroga sul significato della sua vita e delle proprie azioni, arrivando dopo un lungo travaglio interiore ad abbracciare una fede verso la quale era stato sempre piuttosto freddo. Un cammino parallelo a quello che in quegli anni percorreva Tolstoj stesso, con la stessa meta.
Credo che l’autore sia riuscito a descrivere i personaggi con un realismo tale da farli apparire al lettore come realmente esistenti, come figure che possiamo aver conosciuto direttamente anche noi. Ed è riuscito a farlo mantenendo un certo distacco, come se non fossero esattamente delle sue creature, limitandosi a narrare le loro azioni ed i loro pensieri, come individui nati spontaneamente e vissuti fuori dalle pagine di un romanzo. Il drammatico episodio che decide la vita di Anna è emblematico della sensibilità dell’autore in quanto volutamente “non affonda la penna”, ma lascia uno spazio vuoto che il lettore, incredulo, deve riempire da sé.
Non mancano i riferimenti storici e soprattutto culturali che dipingono un’alta società russa che nell’ottocento non aveva nulla da invidiare, come sfarzo e cultura, a quelle europee occidentali.
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Ho riletto recentemente il libro: mi sono reso conto che la protagonista è tutt'altro che un'eroina, bensì una donna piuttosto egocentrica, anche nei riguardi del figlio. Addirittura si butta sotto un treno per creare problemi al proprio amante (e ci riesce). E' un po' una Madame Bovary di lusso: non accetta la realtà e vuole l'amore inteso come innamoramento-passione, ciò che non può durare a lungo perché le forti emozioni passano.