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Un'opera d'arte
Cosa accadrebbe se un bel giorno, senza alcun preavviso, il diavolo comparisse a Mosca per un breve soggiorno? Probabilmente si tratterebbe di un soggiorno bizzarro, tanto più se il suo seguito fosse composto da tali personaggi: Behemoth, un gatto parlante dalle dimensioni abnormi, l’estroverso Korov’ev dall’abito quadrettato e la lacrima facile, il cupo Azazzello con le sue creme miracolose e una graziosissima vampira di nome Hella.
Come una cosa sottile e contagiosa la follia si dissemina per Mosca, riducendo dignitosi letterati e ottusi burocrati a privilegiati pazienti del dottor Stravinskij, dritti nelle stanze della clinica psichiatrica.
Indurre la pazzia è un divertimento per l’allegra combriccola e sotto gli occhi del lettore si dipanerà una maglia di eventi tanto intricati quanto logici e fascinosi, ma non è solo questo.
Una sola storia non è abbastanza per contenere la bellezza del romanzo, ed ecco che accanto agli eventi di Mosca s’accosta un altro racconto: la storia antica. Sono gli eventi che accaddero a Gerusalemme nel mese primaverile di Nisan, quelli che videro protagonisti uno sfortunato procuratore chiamato Ponzio Pilato e un dolce filosofo di nome Jeshua.
Con un bel po’ di capriole il lettore ascolta gli eventi tormentati accaduti a Mosca e un attimo dopo si ritrova a Gerusalemme, sotto un sole così bollente da far venire l’emicrania. Eppure la storia di Ponzio Pilato non è poi così distante dal presente. Sì perché, se sulla terra la pazzia dilaga causando inaudito scompiglio, in luoghi ben più remoti c’è un ex procuratore che, da molte lune, attende di essere perdonato.
I due mondi si congiungeranno nelle figure di due vittime della verità: il Maestro, scrittore di un'opera sullo stesso Ponzio Pilato e la sua amata Margherita. A loro si riserva un destino particolare, la degna conclusione di una storia meravigliosa, che di folle, in fin dei conti, non ha proprio nulla.