Dettagli Recensione
Un mosaico vivente
Il “Conte di Montecristo” è un libro maestoso ed imponente, non solo dal punto di vista dell’altezza e delle pagine (è un bel malloppo), ma anche e soprattutto dal punto di vista della costruzione narrativa e della tensione emotiva.
La vicenda inizia nella Francia della Restaurazione, nell’ampio porto di Marsiglia dove il fresco e giovane capitano Edmond Dantès attracca con la nave mercantile dell’armatore Morrel. Una volta disceso a terra Edmond non perde tempo e decide di convolare a nozze con Mercedes, la bellissima catalana, contesa con lo spagnolo Fernand. Durante la festa Edmond viene arrestato con l’accusa di bonapartismo e rinchiuso, su disposizione dell’ambizioso Villefort, nel castello d’If, una prigione di massima sicurezza arroccata su uno scoglio al largo della costa marsigliese.
Gettato in una cella buia e umida, il giovane Edmond maledice i suoi aguzzini e giura a sé stesso che quando uscirà da quella cella compirà la tanto attesa vendetta. Da questo ferreo proposito scaturisce il resto del romanzo che si configura come un crescendo di manipolazioni, racconti, inganni, amori e tragedie, totalmente gestito dalla invisibile quanto potente mano del conte di Montecristo che si erge a icona in vita della mano di Dio.
Gli elementi che fanno di questo libro un testo acclamato e trasversale sono la complessità della trama, la bravura acclarata di Dumas a tirare le fila dei personaggi per pagine e pagine senza incappare in grossolani errori (“I tre Moschettieri” ne sono un ulteriore esempio), l’abilità di costruire dialoghi pregni di senso che somigliano a moderne sceneggiature di telefilm e lungometraggi ma soprattutto la conoscenza profonda che l’autore sembra avere di tutte le sfaccettature dell’animo umano.
Il volume è una Bibbia, un compendio, una vera e propria enciclopedia dei sentimenti e delle pulsioni umane, comuni a più personaggi del racconto. Non esiste infatti un personaggio unicamente avido, né tantomeno uno unicamente buono; non esiste la netta contrapposizione tra bene e male in quanto la natura umana non è ontologicamente monolitica ma è frammentaria, vaga, varia e anche contraddittoria. Dumas fluttua in questo maelstrom di emozioni, calcoli di interesse, sensazioni come fosse un navigatore esperto, proprio come quell’Edmond Dantès capitano del Pharaon ancora ignaro del proprio destino.
I personaggi del romanzo assumono la forma di voci di vocabolario, plasmate dall’autore: il procuratore del re Villefort rappresenta contemporaneamente e paradossalmente la rigidità e l’inflessibilità di fronte alla legge, salvo poi piegare la stessa ai propri interessi; il barone Danglars incarna l’egoismo, l’avidità e il calcolo; il conte de Morcerf il tradimento e la tendenza alla manipolazione; Benedetto l’arrivismo e l’irriconoscenza; il giovane Maximilien Morrel la leggerezza e l’amore spassionato; la misteriosa Haydée il mistero della bellezza; Bertuccio e il servitore Alì la fedeltà e l’obbedienza; il bandito Vampa la cortesia, la cultura e l’interesse economico.
Il libro è quindi un vero e proprio mosaico vivente, un affresco a cui si dovrebbero aggiungere altre tessere, prima tra tutte quella del conte di Montecristo, il vero mattatore della storia, l’uomo dai mille volti e dalle infinite vie, il vendicatore, la mano della Provvidenza ma la complessità e la storia di questo personaggio sono così ricche e particolari che l’unico modo per comprenderlo è leggere il romanzo.
Una lettura unica, forse a tratti prevedibile, ma che regala pezzi di letteratura senza uguali, giustificando il suo posto nella categoria dei classici senza tempo.
FM
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Commenti
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Grazie per il commento! Mi hai incuriosito; cosa intendi con "la letteratura non ha necessariamente bisogno di verifiche sul posto?
Ciao
Se non sono riuscito a spiegarmi, sono ben disponibile ad altri chiarimenti.
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Hai scritto un bel commento.
Mi hai ricordato la visita che ho fatto al castello D'If : uno scoglio piuttosto impressionante, arido, con quell'unica costruzione...
Sto divagando: la letteratura non ha necessariamente bisogno di 'verifiche sul posto' .