Dettagli Recensione
La casa della letteratura e il teatro della vita
Romanzo corposo ma dalla lettura scorrevole, enigmatico, diluito ad arte e indimenticabile.
Il suo fascino su di me deriva da una serie di elementi: una prosa carezzevole, allusiva, ironica e fluida, un magistrale narratore che intreccia, anticipa, condivide scelte narrative con il lettore, ma soprattutto che lo guida amorevolmente ( a tratti mi ricorda il narratore di manzoniana memoria) anche se con la prerogativa del più noto James, quello di “Giro di vite”, di confonderlo, di tenerlo sul chi va là per tutta la durata della narrazione, di sorprenderlo, anche ma soprattutto di farlo partecipe della narrazione.
Il lettore con James non si può rilassare, è portato ad assumere un atteggiamento sospettoso, a ideare futuri sviluppi, a sorprendersi per le scelte dell’autore abilmente schermato da un narratore che altro non è che un finto amico.
La storia in breve è quella di una ragazza americana, Isabel Archer, presentata a noi come “la nostra eroina” che piomba nel vecchio continente su indirizzo di una vecchia zia e , con le sue belle speranze, la sua americanità, le sue aspettative, la sua freschezza disincantata attrae a sé un polo di ammiratori più o meno dichiarati. La sua originalità risiede nella sua estrema libertà che, complice una rendita inaspettata la quale ne elèva lo status sociale, si pone nelle condizioni di pilotare a suo piacimento la propria esistenza. In realtà la sua autonomia di giudizio, la sua facoltà di scelta, la sua indipendenza, la sua libertà cessano nel momento in cui irrompe nella sua vita la zia Touchett e con essa un mondo di “personaggi” che la precipitano in una vecchia Europa dove l’elemento americano è ancora un segno di rottura, di emancipazione, di diversità molto evidente.
La giovane fa le sue scelte che irrimediabilmente per lei sono tutte di natura sentimentale, rifiutando due proposte matrimoniali per andare poi a optare liberamente per un vedovo maturo e con figlia.
Quando, visto questo lungo preambolo, il lettore si aspetterebbe la piena descrizione di quella che si viene a delineare come una scelta infelice, lì James con grande astuzia e abilità inizia a disorientare, a confondere, a tramare, a gestire mirabilmente una trama che porterà con qualche rivelazione finale a completare il suo ritratto di signora. Divenuta Signora Osmond, il lettore, già defraudato dalle pagine che avrebbero dovuto raccontare fidanzamento e matrimonio, si ritrova con cambi di scena (Italia: Firenze e Roma) a entrare quasi in un’altra storia che pare fare da calco, paradossalmente, a quella di cui si cerca di intuire gli esiti.
Assistiamo come a teatro al susseguirsi delle scene e grazie a James ci ritroviamo, come vari personaggi a cui lui ha dato questo ruolo di spettatori ( uno su tutti il cugino Ralph), a vedere l’effetto che fa: “voglio vedere che farà di voi la vita. Una cosa è certa: non vi potrà guastare. Potrà sbattervi orrendamente di qua e di là, ma sfido a distruggervi”. Poi pare ripagarci iniziando a svelare i retroscena di un dramma a cui tutti hanno assistito confidando nella commedia e ritrovandosi poi a chiedersi il perché dell’epilogo.
Se dovessi usare una metafora, direi che questo libro è un bellissimo ventaglio, i cui dettagli concorrono, una volta dispiegato, a creare una visione d’insieme del suo finissimo disegno tale da essere sempre apprezzato e la cui bellezza è insita anche in quelle pieghe necessarie al suo funzionamento.
L’autore nella ben nota prefazione ha usato invece la metafora della letteratura come casa con un affaccio portatore di infiniti punti di vista in cui però da padrone la fa la coscienza e con essa la visione dell’artista.
Il gioco dei punti di vista nella lettura del romanzo è facilmente intuibile, la visione dell’artista soprattutto in riferimento alla condizione femminile in anni in cui si ponevano, proprio in Inghilterra tra suffragette e suffragiste, le basi della emancipazione della donna, rimane per me un mistero da indagare approfondendo la conoscenza di questo americano che, cittadino del mondo, assunse la nazionalità inglese dopo aver nella sua opera ben rappresentato lo scontro e l’incontro del vecchio col nuovo.
L’aver sposato la compostezza formale inglese piuttosto che aver sbandierato il modello americano avrà significato scegliere il rigore ma con essa la maschera come ha fatto la “nostra eroina”?
Indicazioni utili
Flaubert
Tolstoj
Commenti
6 risultati - visualizzati 1 - 6 |
Ordina
|
Se non l'hai ancora fatto, leggi anche "Le ali della colomba". James all'ennesima potenza!
Concordo con la tua valutazione.
Ti segnalo un libro bellissimo, che conto di recensire : è "The Master" dello scrittore irlandese contemporaneo C. Toibin. Tratta di 5 anni di vita di H. James; vi sono alcuni interessanti riferimenti a personaggi di "Ritratto di signora", in particolare alle persone che li hanno ispirati.
6 risultati - visualizzati 1 - 6 |
ho sempre messo in coda questo titolo ma penso che lo leggerò*
grazie