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È la realtà a dar colore ai sogni
Esistono uomini che posseggono un'anima talmente profonda da spaventare, talmente assennata da non smettere mai di stupire, geniale al punto da far credere essi vengano da un posto estremamente lontano da questa Terra.
Dostoevskij era senza dubbio uno di questi uomini, e grazie al cielo ha condiviso con il mondo il suo immenso pensiero, essendo inevitabilmente uno dei più grandi autori e intellettuali di tutti i tempi.
"Le notti bianche" data la sua brevità potrebbe essere tranquillamente considerato un racconto, ma la sua immensa profondità grida giustizia, reclamando per sè stessa, e a ragione, un posto tra le grandi opere letterarie della Storia. Perché esistono romanzi dalla mole estremamente più ampia, ma che nella loro enorme estensione di parole scritte non riescono a raggiungere la grandezza di pensiero così magistralmente compressa da Dostoevskij ne "Le notti bianche".
Avremo di fronte un brevissimo tratto della vita di un anonimo pietroburghese, in concomitanza del suo incontro cruciale con una giovane donna, l'ingenua Nasten'ka.
Egli si autodefinisce un sognatore, uno di quelli assoluti, uno di quelli che non vive una vita per vivere in un sogno ininterrotto, perché risulta estremamente più facile, perché un sogno è come noi vogliamo che esso sia, perché esso è perfettamente plasmabile secondo la nostra volontà, a differenza della tanto bistrattata vita reale.
Il sognatore di Dostoevskij è uno che da sempre si crogiola nelle sue fantasie, e crede di essere felice in esse, finché un fugace incontro, una semplice emozione, non fa crollare miseramente il suo castello fantastico come fosse fatto di carta.
La sua vita risulta improvvisamente essere tutta un'illusione, una costruzione della sua mente, una cosa tragicamente fine a sè stessa. D'altronde, cosa rimane dei sogni una volta che ci si è svegliati? A volte nemmeno il ricordo. Un emozione vera, invece, può rimanere nel cuore e nella mente per sempre.
Crogiolarsi nei sogni può essere bello all'inizio, ma a lungo andare, vivere un sogno a discapito di una vita vera colora anche le nostre fantasie di un grigio cupo, contaminandole col rimorso di non aver vissuto, di aver perso i migliori anni della nostra vita dietro a un semplice prodotto della mente, a una realtà fasulla.
La verità travolge il sognatore in maniera fatale. Egli è solo, noi siamo soli, perché i sogni sono soltanto nostri e chiunque possiamo avere accanto in essi, anche se una proiezione di qualcuno che esiste per davvero, esiste solo e soltanto nella nostra mente. E, dopotutto, non sono i sogni stessi fomentati dalla realtà? Dai ricordi? Dalle emozioni? Dall'amore? Se queste cose non vengono realmente vissute, da cosa i nostri sogni dovrebbero attingere?
Alla fine di tutto, la domanda che resta è una sola: vale la pena vivere un sogno come noi lo vogliamo ma irreale, a discapito di una vita che andrà di certo per conto suo, ma che riesce in un attimo a regalarci più di quello che un meraviglioso sogno può donarci in una intera eternità? Dostoevskij direbbe: "Dio mio! Un intero attimo di beatitudine! È forse poco, sia pure per tutta la vita di un uomo?"
"E intanto sento il rumore di una folla di gente che mi gira intorno presa dal turbine della vita, sento, vedo che la gente vive, vive veramente, vedo che a loro non è preclusa la vita, che la loro vita non si dissolve come un sogno, come una visione, ma si rinnova sempre, è sempre giovane..."
Indicazioni utili
Io lo consiglierei a chiunque.
Commenti
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Ciao, Vale.
"Le notti bianche " è uno dei testi di Dostoevskij che non ho ancora affrontato.
Te lo consiglio vivamente, è favoloso pur nella sua brevità.
Vale.
è talmente difficile recensire autori come Dostoevskij.....
spesso ho evitato, era troppo grande la paura di banalizzare
ma tu hai scritto un pezzo eccellente, complimenti*
Vale.
Concordo pienamente con te.
Vale.
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Ferruccio