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Siddharta
 
Siddharta 2015-07-28 17:02:02 Romanziere
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4.5
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5.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
5.0
Romanziere Opinione inserita da Romanziere    28 Luglio, 2015
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La ruota delle manifestazioni

Questo libro, questo noto libro, io in effetti non l'ho letto. I puristi storceranno il naso -ed io con loro- ma mi sembra doveroso precisare come io abbia appreso la storia di Siddharta: l'ho ascoltata.
Durante le ultime tre notti, poco prima che la veglia divenisse sonno, ho ascoltato i 12 capitoli del romanzo nella versione audiolibro raccontata da Enzo Decaro.
Ero già ampiamente a conoscenza di come il racconto di Hesse (pubblicato nel 1922) fosse divenuto col tempo uno fra i libri più inflazionati della letteratura del novecento, e probabilmente proprio per tale motivazione ho deciso di fruirlo in modo alternativo. L'esperienza si è rivelata piacevole.

Pur non essendo un esperto conoscitore delle dottrine orientali non ho faticato a scorgere il fascino magnetico esercitato ancora una volta da esse sull’ennesimo intellettuale occidentale (e su di me). Tuttavia, e in ciò sono critico, le due tradizioni filosofico-religiose (quella occidentale e quella orientale) si fondano su “modelli culturali” divergenti, i quali non possono essere integrati.
(Da una parte la concezione lineare ed escatologica tipica dell’occidente, dall’altra la concezione ciclica orientale). L’adattamento tra le due (avviato filosoficamente ed editorialmente da Schopenhauer un secolo prima) si rivela nel tentativo di Hesse -concettualmente- una mediazione tanto godibile quanto caotica.

Ciò che Hesse ha offerto col proprio calderone di influssi filosofici, oltre al “bildungsroman spirituale” per eccellenza, è una narrazione che sembra essere stata immersa nel sacro Gange, e che una volta emersa gocciola misticismo.
Mistico fin nel profondo il racconto lo è invece nell’essenza stilistica: lo stile di “Siddharta” è infatti fluido come l’acqua che scorre, e la sapienza espressiva di Hesse non è mai banale ma connota una ricercata semplicità.
Le parole sensuali (che parlano ai sensi) di un narratore esterno, onnisciente, ma soprattutto assai delicato, ci avvicinano all’interiorità del giovane Siddharta, figlio di brahmino.
Poche sono le descrizioni oggettive nel romanzo, ma con un lavoro deduttivo il lettore potrà definire agevolmente le coordinate spazio-temporali: India, VI-V secolo a.C.

Ma in fondo che importa del dove e del quando? In questa narrazione il tempo ha poca importanza; Hesse attraverso le proprie scelte lessicali e sintattiche vuole addirittura demolirlo il tempo, o almeno tentare di alleggerirlo.

Il viaggio interiore di Siddharta si svolge dapprima “contro” e poi “attraverso” il mondo: ciò che all'inizio è perseguito attraverso l'ascesi e la dottrina dei padri (meditare per distruggere l'”io” ed arrivare alla “vera verità” che si cela dietro le illusioni materiali) ben presto diviene insufficiente, e l'elogio dell'esperienza (la quale implica l'errore) si concretizza.
Nella rinuncia ad ogni dottrina che giunga dall'esterno (perfino quella insegnata dal Buddha, dal “perfetto” in persona) Siddharta riscatta il proprio io, e così, nel preferire “le cose” alle “semplici parole” si perde nel mondo degli "uomini-bambini" (Hesse qui mi pare potente ed autentico).

Nell'incipit del "Convivio" Dante ebbe scritto che per natura “tutti li uomini desiderano di sapere” e Siddarta, da uomo, dovrà fare i conti con il proprio scopo: il desiderio di conoscenza e di autoaffermazione. E' buffo constatare come il rifiuto di dottrine sia sempre parallelo al bisogno costante di “particolari maestri” (se stessi, il sesso, un fiume) e come l'accumulo di conoscenza -quando perseguito- è ciò che maggiormente allontana dalle risposte e dalla saggezza. In virtù di ciò la maturazione del personaggio mostrerà al lettore come il punto di arrivo non possa essere una “mèta evolutiva” bensì una "scoperta casuale e immanente"; nella ruota delle proprie manifestazioni (perché tutto è ciclico, e tutto ritorna) Siddharta prenderà atto di come il tempo sia un'illusione ed una convenzione necessaria agli uomini, e come le sue mutevoli ed eterogenee tappe esistenziali non erano altro che la semplice manifestazione assoluta dell'infinito nel finito.

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Commenti

10 risultati - visualizzati 1 - 10
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Ottimo commento e analisi profonda del saggio-romanzo. Penso che il fascino provocato dalle dottrine e filosofie orientali, in particolare quella indiana, sia dovuto al fatto di non essere nati e vissuti in quelle zone; appare, quindi, misterioso e attrae l'occidentale per la diversa concezione del senso della vita nelle risultanze caleidoscopiche. Ciao.
Ferruccio
mi piacerebbe se mi leggessero un romanzo..deve essere suggestivo
ciao e buone letture
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Romanziere
29 Luglio, 2015
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Hai ragione Ferruccio, è il fascino dell'ignoto che spaventa e molto affascina al contempo. Grazie per l'apprezzamento. Loris
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Romanziere
29 Luglio, 2015
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Io ero molto scettico all'inizio, poichè di solito mi piace leggere lentamente, indugiando sui periodi più complessi e assaporando ogni parola che si incastra con quelle vicine. Tuttavia l'esperimento si è rivelato proprio -la parola giusta è la tua- suggestivo. Ciao! Loris
Salve, Loris.
Ho trovato molto interessante il tuo commento. Per quanto riguarda le mie impressioni sul libro, devo dire che ho tentato di rileggerlo, ma l'ho trovato un po' 'caricato' , forse melenso : non mi è più piaciuto. Preferisco altri libri dell'autore.
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Romanziere
29 Luglio, 2015
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Ciao Emilio, è sempre un piacere ricevere il tuo parere su un commento e su un libro. Ti ringrazio. Momentaneamente non ho termini di paragone perchè non ho letto null'altro di Hesse, ma la tua opinione è un invito ad approfondire l'opera dell'autore. Un saluto
Spero il libro sia piacevole quanto la tua bella recensione. Da giovane lo avevo approcciato e abbandonato e ancora oggi ho una certa resistenza verso le filosofie orientali, devo proprio allargare gli orizzonti.
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Romanziere
30 Luglio, 2015
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Laura, la tua gentilezza mi onora.
LaClo
24 Agosto, 2015
Ultimo aggiornamento:
24 Agosto, 2015
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Complimenti Loris, che bella recensione! Mi piace il fatto che tu abbia sottolineato la ciclicità della filosofia orientale e il suo approccio verso la conoscenza e il sapere.
Complimenti, ottima recensione che mi ha fatto venire voglia di riprendere in mano questo romanzo. Devo essere sincera, leggendo le opere di Hermann Hesse vi ho sempre trovato una sorta di mollezza languida, di calcato alone misticheggiante, più evidente in alcune opere rispetto ad altre, che mi ha sempre dato un po' noia. Credo comunque che Siddharta rientri in quella categoria di libri che vanno riletti più volte e in diverse fasi della propria vita per poter essere del tutto apprezzati e per poterne cogliere tutte le sfumature. Ciao.
Francesca
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