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Una vita
 
Una vita 2015-07-07 13:10:31 siti
Voto medio 
 
4.5
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
5.0
siti Opinione inserita da siti    07 Luglio, 2015
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Fantasticherie

Nato dall’unione di un padre appartenente alla piccola nobiltà e di una madre borghese, discepolo di Flaubert che lo educò allo stile ma non riuscì a conoscere i suoi successi letterari se non l’esordio di “Palla di sego”, Maupassant fu un autore prolifico, contestato e acclamato. Scomparso poco più che quarantenne dopo una vita segnata da eccessi e malattia, concentrò la produzione dei suoi romanzi nell’arco di un decennio esaurendo la sua forza vitale.
Ha lasciato ampia traccia del suo pensiero estetico chiarendo la sua non appartenenza ad alcuna categoria :
«Non credo al naturalismo più che al realismo o al romanticismo [...] Cerchiamo di essere originali,
qualsiasi siano le caratteristiche del nostro talento [...] La reale potenza letteraria, il talento, il genio
sono nell'interpretazione. La cosa passa attraverso lo scrittore.» (Maupassant a Paul Alexis, 17 gennaio 1877)
Il suo primo romanzo fa proprio intravedere il talento rappresentando semplicemente un’esistenza che non fa altro che portarci all’ ”umile verità” del sottotitolo: “ La vita, sapete, non è mai così bella o così brutta come la si crede”. Questa lapidaria frase viene pronunciata da uno spirito semplice e pragmatico, Rosalie, sorella di balia nonché serva personale e infine redentrice della protagonista. Ha il potere di siglare una storia che si pensava giunta ad un triste e scontato epilogo e che riapre, invece, le prospettive del reale. L’autore ha infatti questo intento, illudere il lettore con un’apparenza di realtà che riesca oltremodo a superare la stessa: ecco perché Jeanne è così vicina anche al lettore contemporaneo. Il romanzo ne rappresenta la vita.

Normandia – ‘800 francese – tramonto lento dei ceti sociali, declino di una nobiltà che trascina le sue esistenze vivendo di rendita. Jeanne, come Guy, è figlia di questa decadente nobiltà che educa le fanciulle al matrimonio di casata e non le attrezza adeguatamente alla vita. Viene educata in un collegio religioso benché il padre abbia abbracciato gli ideali laici. Innamorata dell’amore sposa l’unico uomo che le è dato conoscere e si inabissa in una vita matrimoniale ipocrita e ingiusta. Immatura dal punto di vista affettivo, trascorre la sua esistenza tra gioie e dolori, molto più numerosi, lentamente abbandonando le sue illusioni e subendo gli eventi.
La società nella quale la sua triste parabola esistenziale ha vita è un coacervo di ipocrisia e perbenismo di facciata, la critica è evidente e mette a nudo la falsa morale che nutre le stesse persone che temeranno il divulgarsi di un’amoralità così forte attraverso la lettura di queste opere senza vedere la loro immagine riflessa in esse.

Perché leggere oggi di un sì infelice destino? Vedo in Jeanne le speranze e le illusioni che hanno animato e animano tutte noi donne , vedo in lei tanti identici tristi destini, il fallimento di tante contemporanee esistenze femminili. Quante giovani oggi si affacciano alla vita ricche di speranze e quante sono educate ai sentimenti, quanto sono strutturate per mettere in armonia le illusioni giovanili con una reale e appagante felicità? Quante subiranno infine, nella loro opulenza contemporanea che si nutre ancora di tristi miti nobiliari, la loro breve esistenza?
Mi auguro poche anzi pochissime perché altrimenti farei come Rosalie che intima la sua padroncina a guardare oltre se stessa e a reputare infelice il destino non suo ma di chi vive diversi scenari caratterizzati da povertà, guerra, miseria.

Da leggere sicuramente anche se non si è donna perché il ritratto dell’uomo, declinato in varie sfumature, è altrettanto interessante e ricco di spunti di riflessione per i maschi del nuovo millennio.

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Commenti

6 risultati - visualizzati 1 - 6
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Complimenti Laura, mi hai colpito, soprattutto con la penultima parte della recensione.
Federica
E dopo i classici tedeschi sei passata a quelli francesi; Maupassant, di cui a suo tempo ho letto solo Bel Ami, era certo un pessimista per natura e quindi non mi sorprende la trama di questo libro, che hai ben recensito. Ora dovresti spostarti un po' più indietro negli anni e passare a quel narratore che, per me, è uno dei maggiori di tutti i tempi: Stendhal.
Bravissima, Laura, ad aver rispolverato questo romanzo ad alta leggibilità.
La vicenda di questa donna "innamorata dell'amore" è certo triste, ma termina aperta alla speranza, cosa non scontata nell'autore. Questo romanzo, è vero, non ha l'acutezza dell'analisi psicologica e l'equilibrata struttura del bellissimo "Pierre e Jean", secondo me il miglior libro di Maupassant; possiede comunque capacità descrittive e momenti narrativamente riusciti innegabili: pensiamo alla rappresentazione del paesaggio (fin dalle idilliache scene iniziali) o alla tensione creata nella lettura del fascio di lettere della madre, ritrovato in un momento molto particolare...
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siti
08 Luglio, 2015
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Grazie Federica, è incredibile quanto Maupassant sia riuscito a rendere vivi i pensieri femminili e le relative fantasticherie...
In risposta ad un precedente commento
siti
08 Luglio, 2015
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Ciao Renzo, prima o poi riprenderò in mano Stendhal...Un saluto
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siti
08 Luglio, 2015
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Ciao Emilio, è proprio come dici, mi sono fatta sfuggire la recensione di mano divagando verso altre considerazioni, al momento erano più pressanti. Le parti descrittive hanno stampato in me una visione nitida degli ambienti rappresentati: I pioppi in quanto tenuta debordante sul mare, la pioggia, la campagna, la Corsica, l'uso della descrizione degli elementi naturali in sintonia con gli stati d'animo, sì ho apprezzato molto quest'aspetto. Buono anche l'impianto narrativo anche se a tratti melodrammatico, occorre ricordare che quest'opera usciva a puntate su rivista, bisognava dunque creare momenti di forte impatto emotivo. Togliendo qualcuno di questi scossoni narrativi, l'opera sarebbe stata ugualmente molto valida con un pizzico di caratterizzazione psicologica in più e forse più decadente anticipando i tempi.
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