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Udite udite, Satana è tra noi!
Pubblicato per la prima volta tra il 1966 e il 1967, il “Maestro e Margherita” si presenta come il complesso risultato finale di un lavoro iniziato in realtà nel 1928. A causa dell’imminente censura il romanzo fu distrutto nel marzo del 1930 – stante le dichiarazioni dello stesso autore questo fu bruciato in una stufa pur di cancellarne ogni prova – ed unicamente nel 1931 l’artefice si rimise al lavoro completando la seconda redazione caratterizzata da quell’intreccio narrativo già solido e simile a quello definitivo ormai noto. La terza stesura risale al 1937 ma anche questa è stata oggetto di continue rivisitazioni e pulizie dallo scrittore. Smetterà di lavorare al romanzo soltanto quattro settimane prima della sua morte nel 1940 tanto che sarà sua moglie, nel 1941, ad ultimare il componimento (ormai giunto alla sua quarta rivisitazione).
Innumerevoli sono i personaggi che Bulgakov, da egregio marionettista, riesce a far muovere pagina dopo pagina, e questo se da un lato mette in difficoltà il lettore che fatica a ricordarne i nomi tanto da essere costretto a rileggere alcuni passaggi, dall’altro ne lo rende diabolicamente attratto, li sente familiari come se li conoscesse da una vita.
Siamo in pieno stalinismo quando a Mosca giunge Satana nelle vesti di Woland, un anziano maestro di magia nera; scortato da una serie di devoti sudditi identificati nella figura di Behemoth,l’affascinante ed inquietante gatto nero parlante, Fagotto, un maestro di cappella, Azazello, il bullo dai caratteri bizzarri ed Hella l’ammaliante cameriera. Una venuta sicuramente non inosservata è quella del diavolo e dei suoi compari, il loro arrivo sarà indispensabile per le sorti del Maestro e della sua amata Margherita.
Contemporaneamente si stilano le basi per un’ulteriore, ma non secondaria, storia. Siamo davanti ad un romanzo nel romanzo scritto dal Maestro dove le pagine raccontano del processo di Ponzio Pilato a Gesù; saranno proprio queste parole di opposizione al potere che lo condurranno alla censura nonché all’arresto dall’NKDV. Quella che si presumerà essere una semplice un componimento nel componimento sarà in realtà il fulcro di quella realtà divina che indurrà Gesù ad incaricare Satana di salvare la coppia nonché il prezioso scritto. E se apparentemente le due ambientazioni sembrano scontrarsi, queste si dimostrano in realtà complementari mostrando al lettore quella che non è altro che l’altra faccia della stessa medaglia; una Mosca preda della dittatura degenerata ed una Gerusalemme teocratica e dogmatica.
Durante il suo soggiorno in manicomio Ivan conosce il Maestro che gli racconta del romanzo censurato e dell’amore perduto per una donna sposata con la quale ha intrattenuto una relazione segreta sino alla notte precedente al suo ricovero. Figura femminile che tra l’altro lo aiutata nella stesura della storia.
Nella seconda parte dello scritto essa non solo acquista un nome, Margherita Nikolaevna, ma si presenta ad Azazello: da molto tempo cerca colui che chiama il Maestro ed è pronta a qualsiasi cosa pur di rivederlo. Stilerà un patto con Satana e tra il divenire strega, salti temporali, amori ritrovati, presenziare ad una “festa” di depravati, corruttori, delinquenti autori dei crimini più efferati e chi più ne ha più ne metta, riuscirà a riavere il suo amato. Ormai giunto a conclusione il libro si sofferma ulteriormente sulla dipartita della corte infernale, impossibile dare la colpa degli avvenimenti alla follia collettiva, soprattutto in considerazione della manifestazione teatrale tenuta da Woland in cui è presente tanto lo strano gatto nero non solo parlante ma anche capace di stare su due zampe quanto una pioggia di denaro sugli spettatori.
Le mie parole non sono altro che una mera semplificazione di quello che è in realtà un componimento composto da più linee guida, a tratti confusionario e con più voci protagoniste. Gli spunti che offre Bulgakov sono innumerevoli: dalla critica al potere tout court, all’oppresso che giunto al vertice si fa oppressore nonostante sia ancora all’apparenza portavoce di nobili ideali libertari, al male impersonificato da uno stravagante demone che presuppone quale conseguenza naturale il bene incarnato. Da qui l’indissolubilità del legame a noi ricordato da Jeshua nelle sue affermazioni a Pilato (“D’ora in poi staremo sempre insieme, […] non ci sarà l’uno senza l’altro! Se parleranno di me, parleranno subito di te!” p. 361).
Il riposo è il premio più ambito dell’uomo ed anche l’unica ricompensa che può ottenere quando abbraccia la carnalità del suo essere. Palesi e volute le similitudini con il Faust di Goethe così come gli autobiografici riscontri tra finzione letteraria e realtà (lo stesso Bulgakov fu oggetto di censura nonché fu aiutato nella stesura dalla consorte etc etc).
Innumerevoli le allegorie presenti, una tra le tante è la nudità. Molteplici personaggi, tra cui Margherita stessa, si presentano soventemente senza vesti e questo perché il diavolo disvela il nascosto, mette a nudo l’anima. Nessuno può indossare la sua maschera in presenza del demone, davanti ad esso chiunque non ha altro che il suo vero volto e chi vuol nascondere la propria natura maligna prova vergogna della propria nudità cercando immancabilmente riparo. La condanna della vigliaccheria accomuna nel disprezzo sia il bene che il male. Tra tutti però la donna non prova imbarazzo; essa è simbolo di purezza perché il suo amore sincero la sprona ad avere coraggio.
“Hai pronunciato le tue parole come se non riconoscessi l’esistenza delle ombre, e neppure del male. Non vorresti avere la bontà di riflettere sulla questione: che cosa farebbe il tuo bene se non esistesse il male? E come apparirebbe la terra, se ne sparissero le ombre? Le ombre provengono dagli uomini e dalle cose. Ecco l’ombra della mia spada. Ma ci sono le ombre degli alberi e degli esseri viventi. Vuoi forse scorticare tutto il globo terrestre, portandogli via tutti gli alberi e tutto quanto c’è di vivo per il tuo capriccio di goderti la luce nuda?”
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Commenti
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Non gli ho dato il massimo semplicemente perché ho letto questo componimento dieci anni fa ed avevo il timore che la memoria mi giocasse brutti scherzi.
Concordo con te sul fatto che é uno dei libri più belli che abbia mai letto. :-)
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