Dettagli Recensione
Una Bibbia Laica.
Moby Dick – Herman Melville, 1851
Mi approccio a Melville, Moby Dick, all'alba dei quarant'anni. Quando la maggior parte dei miei amici lettori lo ha letto al più tardi in adolescenza.
Lo avevo cominciato un paio di volte, in passato, e mi ero precocemente spiaggiata ancor prima dell'arrivo di Ismaele (sì, proprio ad "Etimologia ed Estratti", pag.3).
Non credo che sia il caso di tediare troppo con trame e quant'altro, in primo luogo perché note a tutti, e poi perché hanno poca importanza, dal momento che Melville non scrive la storia di Ismaele e neppure quella di Achab. E neanche quella di Mody Dick.
Melville scrive quella che al momento non (o)so definire meglio che una "Bibbia Laica", una lotta fra Titani moderna, in cui si muovono due schiere di semidei (uomini e leviatani) sotto lo sguardo pigro e negletto della divinità maggiore, generatrice di entrambi, il Mare ("E mi voltai a guardare con meraviglia la magnanimità del mare che non conosce ricordi").
I semidei vengono descritti nelle loro innumerevoli varietà, miserie e trionfi e soprattutto nel momento della loro infinita ed inesauribile lotta.
Le balene forniscono agli uomini la luce (dal grasso sottocutaneo si ricava un olio usato per fabbricare cera per le candele o combustibile per le lampade) e per ottenere questa luce gli uomini sfidano creature enormi, magnifiche, tremende.
Balene e capodogli vengono descritti e celebrati minuziosamente (incantevoli le parti in cui la lancia di Ismaele e dell'amico Queequeg si trova all'interno di un branco enorme e possono osservare) ed altrettanto minuziosamente vengono descritti e celebrati l'arte, la forza e l'ingegno umano impegnati allo spasimo per vincere la sfida contro le balene (che non è solo "ucciderle" - con ramponi a mano - ma anche trascinarle – a remi o a vela - issarle sulla nave – a braccia – ricavarne l'olio – a mano - trarne oggetti e cose così).
La voce narrante, Ismaele, (unico) uomo che ama le balene ci narra con stupore, candore, ammirazione, terrore e slancio (non scevri da una certa logorrea, di tanto in tanto) la lotta fra i campioni delle schiere semicelesti: Moby Dick e Achab.
Achab e la "sua" controparte leviatana, Moby Dick, portano il tema dell'ossessione in quello che era uno scontro epico. Inseriscono un tema "amoroso".
Achab, capitano della baleniera Pequod, per lunghi giorni di navigazione non si fa vedere dall'equipaggio. Quando finalmente si palesa spiega che il suo scopo non è la caccia, ma è Moby Dick, la balena bianca che gli ha strappato la gamba durante l'ultimo viaggio.
Durante quella caccia, Achab è saltato dalla sua lancia sul dorso della balena è ha cercato di colpirla. Armato solo del suo coltello. E lei gli ha strappato una gamba. Ora Achab ha una gamba ricavata da un osso di balena.
Ossessione, si diceva.
Quant'altre mai.
Il primo Ufficiale, Starbuck, il ragionevole, razionale e devoto "sente" la rovina nell'ossessione di Achab e tenta – numerose volte – di farlo ragionare (penserà anche di fermarlo, uccidendolo, e si tratta di un pio quacchero); meraviglioso il loro ultimo colloquio (capitolo CXXXIII - La Sinfonia).
L'equipaggio, invece, si lascia contagiare dall'ossessione di Achab, che, dimentico di ogni logica, virtù e sentimento, segue la "sua" balena.
"Ciò che è osato, l'ho voluto; e ciò che ho voluto lo farò!"
C'è una profezia funesta, sul nostro capitano, che puntualmente si avvererà. E trascinerà nel suo funesto fato il Pequod e tutto il suo equipaggio, tranne il nostro Ismaele, che si salverà aggrappandosi alla bara dell'amico Queequeg (convertita in salvagente quando il ramponiere aveva deciso di rimandare la sua morte).
Vince la balena, naturalmente.
Vincerà su Achab, sull'umanità e su tutti i pescatori che seguiranno, da Santiago a Sampei.
Sarà l'unica vittoria, probabilmente.
Si potrebbe riflettere su come una manciata di decenni fa fosse in atto una lotta così tenace e feroce ed oggi la balena, diversamente dal lupo, non sia rimasta "nemico" neppure a livello simbolico. Oggi ci si preoccupa per la sua estinzione, si studiano i suoi sistemi di comunicazione, si creano i santuari dei cetacei e Disney ha pensato di animare "I pini di Roma" con delle balene (con pessimi esiti secondo me e Respighi si rivolta nella tomba, ma vabbe').
Ma in realtà è più interessante spendere due parole (indegne, venendo da me) su Melville e la sua scrittura.
Leggendo ho collezionato ben 8 pagine di sottolineature e rimandi sul reader.
Come mi accade molto di rado ho sottolineato interi capitoli.
Avevo provato a fare una scelta e postare le parti che ho amato di più, ma non ci sono riuscita.
Mody Dick esiste nel suo essere un continuum.
Nel passare dall'essere un trattato di filosofia, un romanzo d'avventura, un bignami di psicopatologia ed etnologia, una sconnessa poesia, un manuale sulla balena, e sulla caccia alla balena. Una Bibbia Laica ed un compendio dell'umanità.
Analogamente passiamo dallo stream of consciousness, al dialogo serrato, alla descrizione (pagine e pagine, spesso meravigliose), al teatro. Geniale l'idea delle didascalie "teatrali" all'interno dei capitoli. Melville vede il film tratto dal suo libro.
E noi anche.
Sono immensamente contenta di aver colmato questa lacuna.
Non lo consiglio perché lo avrete già letto tutti, ma si può rileggere qualche capitolo.
Io ho amato molto LXXII, LXXVIII, LXXXVII, C e CXXXIII (La Sinfonia).
È vero che Melville è divino esattamente come Ismaele è verbosetto, ma non mi vengono in mente molti libri in cui ho sottolineato capitoli interi.
Dolenti Note.
Si diceva che Melville aveva visto il film del suo libro.
E di certo l'aveva immaginato meglio di quello finora realizzato.
Quel linfatico di Gregory Peck, non pago di aver massacrato Atticus (Il buio oltre la siepe), si accanisce su Achab in compagnia degli sceneggiatori che hanno pensato bene di stravolgere il finale e la profezia dio solo sa perché (fra l'altro… Ray Bradbury. Come hai potuto?).
Qualche mese fa è uscita una pellicola in USA "In the Heart of the Sea" che si ispira al libro.
C'è Ron Howard alla regia (malebene), c'è Thor Hemsworth (malemale) e c'è pure Ben Wisham (benebene) che fa Melville (la storia – realmente accaduta – sarebbe quella che ispirò a Melville "Moby Dick")… vedremo. Peggio del film del 1956 non potrà fare… almeno lo spero.
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Commenti
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Io lo iniziai appena adolescente e dopo poche pagine fui costretto ad abbandonarlo; troppo pesante. Spero un giorno di leggerlo senza pregiudizi e provare la stessa partecipazione ed il medesimo coinvolgimento che traspare dalla tua stupenda recensione!
Come potrai leggere (più sotto), se vorrai, la mia opinione su "Moby Dick" è alquanto diversa.
In effetti dal giorno in cui ho postato la mia recensione ho fatto passi avanti, in particolare, rinunciando alla lettura in lingua originale e passando alla versione italiana in e-book,, sono riuscito ad arrivare alla fine del volume, ma, nonostante tutto, non è scattata la scintilla.
Continuo a ritenerlo un romanzo irrisolto, anzi, una serie di libri irrisolti, perché, come ben sai, Melville si diverte a "cambiare marcia" ogni pochi capitoli, passando dal romanzo al libro didascalico, alla sceneggiatura della tragedia para-shakespeariana, alla parabola morale, etc. Tuttavia nessuna di queste opere risulta pienamente compiuta e tutte peccano un po' di presunzione, nel senso che mi sembra che l'A. abbia solo cercato di dimostrare di essere in grado di scrivere un opera colta, ma curandosi troppo della forma a scapito della profondità dei contenuti.
So di essere un bastian contrario, e me ne dispiace, tuttavia credo che non sarò in grado di seguire il tuo consiglio e non riaprirò più le pagine di "Moby Dick".
Ti auguro una lettura piacevole come lo è stata la mia.
Io mi ero "spiaggiata" prestissimo, quindi ti capisco bene (e viaggiavo sui trent'anni, quindi...); secondo me, proprio l'inizio è la parte più faticosa. Spero di non far inorridire nessuno se dico che Ismaele, quando è solo, è decisamente faticoso, da reggere. Per fortuna non rimane solo a lungo!
A presto e buone letture!
Io non mi ero neanche sognata di approcciarlo in inglese (ho provato solo a farlo per certe parti di Bartleby lo Scrivano), immagino che sia una fatica improba.
Io ho amato i "cambi di marcia" di Melville, ma se la scintilla non scatta non scatta, fai benissimo a non seguire i consigli :)
Corro a leggerti!
A presto.
Alcuni con cui "non è scattata la scintilla", come si diceva sopra, altri che non ho approcciato per paura (tout court), altri che proprio non mi son piaciuti.
Sto faticando un po' con "Rumore Bianco" di Delillo, proprio adesso.
E non ho apprezzato nessuno dei libri di Mann che son riuscita a finire... Tanto per dirne qualcuno!
Magari ci si riprova...
Però sono contenta che Melville non sia di quel gruppo!
Tuttavia leggendo in inglese è più difficile, con l'occhio, correre in avanti nel testo (per sorvolare su brani un po' troppo "legnosi" o ridondanti) e, quindi, alla fine mi sono stancato e non sono mai riuscito a superare le pagina 100, 130 massimo, nonostante i ripetuti tentativi.
Evidentemente io e Melville siamo proprio incompatibili. Sorry.
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veramente interessante il tuo commento al testo