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Viaggio nell’inconscio
Gustav Meyrink, il cui vero nome era Gustav Meyer, è stato un narratore nativo di Vienna diventato famoso grazie alla sua opera esoterica Il Golem, che ha preso spunto da una antica leggenda ebraica in cui una sorta di figura antropomorfa chiamata Golem (dall’ebraico gelem che significa materia grezza) può essere fabbricata da un ammasso di argilla da chi è a conoscenza della Kabbalah, ottenendo così un servo gigantesco, forte e ubbidiente, ma privo di anima.
Tuttavia Il Golem di Meyrink è ben diverso e se quello della leggenda ricorre nei momenti di maggior bisogno del popolo ebraico, come simbolo protettore per fugare le paure, nel romanzo non c’è una specie di robot, bensì un viaggio onirico nell’inconscio. Pure la vicenda è ben diversa, pur restando quello spirito di fantasia della tradizione ebraica del Golem, e infatti si tratta sostanzialmente di un fantasma che con periodicità si aggira per il ghetto di Praga, creando scompiglio e sgomento fra i suoi abitanti. L’atmosfera che permea le pagine di questo libro è una di quelle che ben difficilmente si dimenticano, in quanto surreale e onirica al tempo stesso, in una contrapposizione fra sogno e realtà, con visioni, misteri e sdoppiamenti che possono anche spiazzare il lettore se la sua attenzione non è ben salda e che comunque rappresentano un percorso, un viaggio dentro l’inconscio. Come ben precisa la traduttrice Anna M. Baiocco nella sua preziosa e oserei indispensabile introduzione, la cui lettura mi sento vivamente di raccomandare onde comprendere meglio poi il romanzo stesso, la figura del doppio, ben presente nell’opera, è secondo gli insegnamenti dello yoga e a quanto scritto nella cabala, un corpo astrale, cioè puramente spirituale, indistruttibile e che quindi sopravvive alla morte.
Peraltro, onde anche meglio comprendere l’elevata valenza di questo romanzo, vi è da dire che le intenzioni di Meyrink non erano tanto di stupire e di sconvolgere, come fine frequente della narrativa gotica, ma il suo Golem non è altro che l’artificio di cui si serve per delineare il percorso interiore della conoscenza.
Si tratta quindi di un vero e proprio viaggio, sovente doloroso, nell’inconscio, in cui ansie e paure si materializzano per poi smaterializzarsi in un confronto, non sempre incruento, fra ciò che crediamo di essere e ciò che invece progressivamente ci viene rivelato lungo questo percorso che si può considerare una specie di autoanalisi. Benché lo stile non sia greve come quello di non pochi narratori mitteleuropei dell’epoca, la struttura risulta particolarmente complessa e quindi, come ho precisato più sopra, la lettura richiede la massima attenzione, perché implica che non ci si fermi solo al senso letterario, ma che anche noi si proceda senza remore in questo viaggio che in realtà di fantastico ha solo lo stupore che possiamo avvertire mano a mano che la scoperta prosegue.
L’opera é indubbiamente complessa, ma a onor del vero l’aggiunta di note chiarificatrici a piè di pagina (una novità assoluta di questa edizione non solo in Italia, ma anche all’estero) aiuta non poco a risolvere dubbi e difficoltà di interpretazione.
Quindi, mi pare evidente che Il Golem sia senz’altro meritevole di essere letto e che possa così costituire il supporto indispensabile per procedere noi stessi in questa stupefacente ricerca dell’aspetto più nascosto, ma più veritiero, di noi stessi.
Da ultimo, il volume risulta arricchito da pregevoli illustrazioni di Hugo Steiner-Prag, che sanno puntualmente interpretare il senso dell’opera, contribuendo a un’ulteriore definizione dell’atmosfera che vi aleggia.
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L'avevo già letto anni fa e in tutta sincerità mi aveva lasciato perplesso, con più di un punto oscuro. Questa nuova edizione ha il pregio di portate a piè di pagina delle note chiarificatrici che aiutano molto e che sono riuscite a fare piena luce su quei punti oscuri che erano rimasti dalla mia precedente lettura.
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