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Uno studio in rosso
 
Uno studio in rosso 2015-05-16 14:37:19 MAZZARELLA
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MAZZARELLA Opinione inserita da MAZZARELLA    16 Mag, 2015
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Non è affatto elementare amici!

“Uno studio in rosso” di Sir Arthur Conan Doyle
Nel 1887 nasce il detective più famoso di tutti i tempi: Sherlock Holmes. Per quarant'anni Sir Arthur Conan Doyle, medico di scarsa fama, scrive storie sul celebre detective e sul suo inseparabile aiutante, amico e voce narrante, il dottor Watson (probabilmente l’alter ego di Doyle), creando un modello che influenzerà tutti i romanzi polizieschi.
L’esordio del grande investigatore si ha con il romanzo “Uno studio in rosso” dove si assiste all’incontro tra Sherlock Holmes ed il Dottor Watson, un ex medico militare di ritorno dalla guerra. Il dottore in cerca di un alloggio, approda per puro caso nell’appartamento di Holmes il quale nonostante sia un tipo abbastanza eccentrico, decide di condividere la casa con il medico.
Holmes suona il violino, passa molto tempo in silenzio a pensare e riceve tante visite da coloro che lui chiama “clienti”. In effetti Holmes è un investigatore privato dotato di una certa fama, tanto è vero che un giorno riceve una lettera dalla polizia inglese che lo informa dell’omicidio di Encoh Drebber. Holmes invita anche Watson a partecipare alle indagini e così i due si recano sulla scena del crimine, dove Holmes inizia a fare domande, ad osservare ed ad appuntarsi tutto su un blocchetto di carta. Il caso per Scotland Yard sembra un rompicapo impossibile, il cadavere non ha segni di violenza e le tracce lasciate dall’assassino (una fede da donna, una scritta in rosso) mandano più che mai in confusione tutto il dipartimento di polizia. Tuttavia l’abilità di Holmes è notare ciò che gli altri si limitano a guardare, dedurre ciò che gli altri non capiscono (l’arma vincente del nostro investigatore è proprio la scienza della deduzione) ed analizzare (grazie anche alla sua abilità come chimico) tracce scientifiche.

Una volta eliminato l’impossibile ciò che rimane, per quanto improbabile, dev’essere la verità.

Una persona che si basa sulla logica deve vedere ogni cosa esattamene com’è, e la sottovalutazione di se stessi costituisce una deviazione dalla verità quanto l’esagerazione delle proprie capacità

Alla fine il nostro grande investigatore giunge brillantemente a capo della vicenda e Watson rimane sorpreso sia dal finale sia dalle incredibili capacità dell’amico. La frase “Elementare, Watson” conosciuta dal mondo intero non appartiene né ad Holmes né tantomeno a Doyle eppure posso affermare che sicuramente tutte le storie di Doyle “non sono certamente elementari o scontate”. Non è il solito giallo, e fino all’ultima pagina ci si chiede come può una mente elaborare così velocemente tante nozioni. L’ambiente, lo stile, gli scenari ma soprattutto i personaggi e le vicende, fanno di Sir Arthur Conan Doyle uno dei più grandi scrittori di tutti i tempi, poiché i suoi romanzi (ambientati nell’Inghilterra del 1800) sono tutt’oggi più che attuali. Il carisma di Holmes e Watson li ha fatti amare e continuerà a farli amare perché sono intramontabili. Chi di noi non vorrebbe avere le capacità di analisi deduttive del nostro caro investigatore privato? E’ elementare, tutti!

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Commenti

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Brava Ilaria! un ottimo commento, analitico e ironico. Conosco innumerevoli romanzi gialli con protagonisti altrettanti investigatori, ma devo dire che Holmes (forse similmente a Hercule Poirot) è il padre antesignano dell'arguzia e dell'intuizione nello scoprire l'enigma di ogni giallo. Grazie. Ciao.
Ferruccio
Ciao Ferruccio...ti ringrazio per il commento...effettivamente Holmes è il padre dei gialli...poi non ti nascondo che amo molto anche Agatha Christie con il suo Poirot e la sua Miss Marple. :)
un abbraccio
Ilaria
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